Alcuni miei colleghi di lavoro si recano in ufficio in bici. Li invidio. Non sudano perchè hanno un "aiutino" elettrico, si chiama pedalata assistita, producono endorfine, gli ormoni del buonuomore, non devono nè pagare nè cercare parcheggio e possono fare tutte le infrazioni che vogliono. Sono veicoli, ancora, non targati. Io non posso. Forse neanche 30 anni fa ce l'avrei fatta a percorrere i 32 chilometri di distanza che mi separano dal lavoro. Ho, insomma, una buona scusa per non andare al lavoro in bici. Ma sempre più varie città italiane e, sopratutto all'estero, incoraggiano tale pratica. In Europa in principio fu il Belgio che, dal 1997, paga 0,22 centesimi di euro al chilometro a chi si reca in bici in ufficio. Di recente è stata la volta di Parigi, ben 0,25 centesimi di euro al chilometro. In Italia, per ora, ci prova il comune di Massarosa, in provincia di Lucca. Pagherà 25 centesimi al chilometro. Dal 1 marzo saranno in strada 35 fortunati. Ogni ciclista non potrà guadagnare più di 50 euro al mese. "Chi partecipa - spiega il sindaco di Massarosa Franco Mungai a
La Repubblica - compila un'autocertificazione e poi scarica una App sul cellulare, in moda da mettere i vigili urbani in grado di fare dei controlli a campione: verificare itinerari a velocità media di viaggio per assicurarci che chi aderisce utilizzi davvero la bici". Il budget che il comune di Massarosa utilizza per l'esperimento proviene da una quota dei proventi delle multe. Soldi spesi bene.