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venerdì 1 aprile 2016
Toro seduto
"Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche" - Tatanka Iotanka (Toro Seduto)
giovedì 9 luglio 2015
Un jet a spazzatura
Se ne parla da anni, ma ora è diventata realtà.Decolla il primo jet a spazzatura. A puntare sul progetto è la compagnia americana United Airlines che effettuerà il primo volo tra Los Angeles e San Francisco con bio carburanti alternativi. Si sa che l'impatto ambientale degli arei è deleterio e l'inquinamento è maggiore di altri mezzi di comunciazione. L'investimento, 30 milioni di dollari, è ancora esiguo se si pensa che la compagnia aerea americana spende 11,6 miliardi di dollari l'anno per l'acquisto di carburanti. Segna, però, un'importante cambiamento di tendenza.
mercoledì 9 luglio 2014
Cibo e inquinamento
Lo
spreco alimentare comincia a venire arginato, ma solo sul fronte domestico.
Quattro consumatori su cinque prima di gettare gli alimenti scaduti ci pensano
due volte, assaggiandoli per vedere se il consiglio di consumarli entro una
certa data è valido. Un considerevole passo in avanti rispetto ai tre italiani
su cinque dello scorso febbraio. Questo risultato emerge dal sondaggio Waste
Watcher, l’Osservatorio nazionale sugli sprechi istituito dal ministero
dell’Ambiente e avviato da Last Minute Market con l’istituto di ricerca Swg.
L’80
per cento degli italiani cerca di ridurre lo spreco alimentare a casa propria,
esercitando una maggiore attenzione prima di buttare via gli alimenti. Poco più
della metà (52 per cento) ritiene che lo spreco incida solo in misura marginale
sulla qualità dell’ambiente, mentre il 43 per cento degli italiani è
consapevole che ci sia un forte legame fra spreco alimentare e ambiente. Questi
dati dimostrano che c’è ancora molta strada da fare. Soprattutto i giovani sono
ancora poco attenti e sensibili alle questioni legate allo spreco alimentare e
ambientale.Prendendo
in considerazione il solo spreco domestico in Italia (8,7 miliardi di euro
l’anno), risulta che ogni mese viene gettato nella spazzatura assieme cibo
avanzato o scaduto per un valore di circa 30 euro a famiglia. Altri 3,5
miliardi di euro di cibo annui si buttano via se si tengono in considerazione
anche gli sprechi nella produzione agricola e industriale e nella catena della
distribuzione.
«In una società colpita dalla crisi economica, in
cui la carenza di alimenti arriva a riguardare strati sociali impensabili fino
a qualche tempo fa, lo spreco è una pratica ancor più ingiustificabile. – ha
dichiarato il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti –. C’è una questione
morale, prima di quella economica, che riguarda tutti: dai grandi produttori a
ogni singolo cittadino. Dobbiamo passare dalla logica perversa dello spreco
alla cultura del riutilizzo, partendo dall’educazione ambientale nelle scuole e
da regole chiare per tutti. Il semestre europeo e l’Expo 2015 saranno due
occasioni fondamentali per dimostrare l’impegno del governo su un tema decisivo
per la tutela dell’ambiente e per lo sviluppo del Paese».
lunedì 15 luglio 2013
Auto tarocche
Quanto consuma e, quindi, quanto inquina la mia auto? Sembrerebbe un rebus di facile soluzione, ma non lo è perché le case automobilistiche danno indicazioni fuorvianti, tanto per usare un eufemismo. L’importante, anche in tempi di crisi, è vendere, costruirsi una gabbia di parametri legali con cui leggere i dati dei consumi e le conseguenti emissioni e spacciarle per autentiche. In attesa dell’auto elettrica a zero emissioni e più economica, attorno ai 5 mila euro, che sarà prodotta nel 2014 in Germania, non è nuova, in realtà, la notizia che le case automobilistiche barano per difetto sulle emissioni di Co2. Lo fanno da anni, come prassi consolidata e consuetudine, quasi una norma non scritta del diritto internazionale. Ed anche nel 2013 la tradizione è rispettata. Quindi, crisi o no, l’andazzo sembra più correlato alla natura umana e all’anima dei meglio commercianti. E più la crisi è profonda più salgono gli scarti tra emissioni dichiarate e effettive.
Un rapporto dell’Icct, l’International council on clean transportation, denuncia che «mentre la differenza tra i test in laboratorio e i risultati durante l’uso era sotto il 10 per cento nel 2001, nel 2011 aveva già raggiunto il 25 per cento». Guidano la classifica dei dati taroccati, tra il 25 e il 30 per cento, le marche tedesche: Bmw, Audi, Opel, Mercedes. Seguono a ruota Fiat, Volkswagen, Fiat e Ford, tra il 20 e il 25 per cento, e Renault, Peugeot-Citroen e Toyota con una media attorno al 15 cento. La questione delle emissioni non è marginale, perché la sensibilità dei cittadini europei verso un minor impatto ambientale è cresciuta procurando una maggiore indignazione e insofferenza verso modalità di rilevamento fuori della realtà. Per chi volesse approfondire può leggere l’intero rapporto From laboratory to road.
L’equivoco fondamentale nasce dal fatto che i test sulle emissioni sono fatti in laboratorio. La prima variabile è costituita dal guidatore e dal suo personale stile di guida che non è in ogni modo codificabile. Il dato essenziale è che lo scarto tra dati dichiarati e reali aumenta di anno in anno in ogni tipo di fonte esaminata. È ragionevole pensare che lo stile di guida, negli ultimi 10 anni non sia variato sensibilmente, mentre la discrepanza è dovuta all’uso, nei test, per esempio del dispositivo star/stop. Il 25 per cento del test, che si chiama Nedc, per determinare i consumi nell’uso urbano prevede che l’auto stazioni in sosta col motore “al minimo”. «Ma siccome ‒ spiega il sito greenMe.it ‒ quando la macchina è ferma il motore di un’auto con start/stop è spento, ecco che i valori delle emissioni di CO2 e il consumo rilevati durante il collaudo scendono drasticamente. Certo, lo start/stop è veramente utile a diminuire le emissioni, ma il risultato dei test di omologazione è chiaramente falsato».
Altri fattori che inficiano il test sono l’eccessiva possibilità di variabilità del tipo di procedure e la possibilità di effettuare il Nedc con l’aria condizionata spenta, mentre nella realtà l’uso, negli anni, è molto aumentato e così la relativa emissione di Co2. Il problema è anche economico, perché uno scarto del 25 per cento comporta una spesa maggiore di 300 euro l’anno e maggiori danni all’ambiente. La soluzione prospettata è un nuovo ciclo di omologazione, proposto dalle Nazioni unite, che tutela maggiormente i consumatori, il Wltp, che dovrebbe entrare in vigore nel 2007.
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