lunedì 25 luglio 2011

Il caso dell'acqua. L'economia alle prese con i beni comuni

La scienza economica ha tradizionalmente trascurato il tema dei beni collettivi, e questo a causa del suo impianto metodologico individualista. I beni collettivi sono quei beni (come l’ambiente o la scala del condominio) che vengono consumati contemporaneamente da più persone e dove il consumo di un soggetto riduce il consumo di un altro. Quando si è in presenza di beni collettivi o comuni (commons) potrebbe verificarsi la cosiddetta “tragedia dei commons”, evidenziata dal biologo Hardin nel 1968. L’articolo legge il consumo dell’acqua in questa prospettiva, e propone alcune ipotesi di soluzione del problema.

Luigino Bruni
Fonte: Nuova Umanità

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mercoledì 20 luglio 2011

La sobrietà che ci fa crescere

Il nostro amico Riccardo ci segnala il suo sito "La Goccia" (www.lagocciadisesto.it). L'ho visitato ed ho trovato questo bell'articolo di Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, pubblicato il 3 luglio 2011 su La Stampa, che vi propongo anch'io come lettura estiva.

Il P.I.L. misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Può dirci tutto sul nostro Paese, ma non se possiamo essere orgogliosi di esserne cittadini».
Mi viene spontaneo tornare al discorso che Robert Kennedy pronunciò all’Università del Kansas nel marzo 1968 – solo tre mesi prima di essere assassinato – ogni volta che sento parlare di manovre fiscali, crescita economica, sviluppo sostenibile, deficit pubblico… Sì, perché credo che siano argomenti che non riguardano solo politici ed economisti.

Ma argomenti che dovrebbero aprire la riflessione alla qualità della nostra vita quotidiana e della convivenza nella società civile. E tematiche di questo genere dovrebbero essere affrontate con uno sguardo più ampio, non limitato a facili contrapposizioni tra economia di mercato e stato sociale o improbabili alternative secche tra crescita dei consumi e povertà incombente.

In particolare, varrebbe la pena di riscoprire la valenza di uno stile di vita e un atteggiamento nei confronti dei beni materiali e del loro uso che – come ha osservato il cardinale Tettamanzi – è «segno di giustizia prima ancora che di virtù»: la sobrietà. Ben più di un semplice accontentarsi di quanto si ha o della capacità di non sprecare, la sobrietà ha una dimensione interiore, abbraccia un modo di vedere la realtà circostante che discerne i bisogni autentici, evita gli eccessi, sa dare il giusto peso alle cose e alle persone.

Sobrietà a livello personale significa riconoscimento e accettazione del limite, consapevolezza che non tutto ciò che ho la possibilità tecnica o economica di ottenere deve forzatamente entrare in mio possesso: la capacità di rinuncia volontaria a qualcosa in nome di un principio eticamente più alto obbliga a interrogarsi sulla scala di valori in base alla quale giudichiamo le nostre e le altrui azioni.

La moderazione non è la tiepidezza di chi è indifferente a ogni cosa e si crogiola in un preteso «giusto mezzo», ma la forza d’animo di chi sa subordinare alcuni desideri per valorizzarne altri, di chi sa riconoscere il valore di ogni cosa e non solo il suo prezzo, di chi orienta la propria esistenza verso prospettive non ossessionate da un incessante «di più», di chi sa dire con convinzione «non tutto, non subito, non sempre di più!». Sobrietà è la forza interiore di chi sa distogliere lo sguardo dal proprio interesse particolare e allarga il cuore e il respiro a una dimensione più ampia.

La «crisi» che viviamo dal 2008 in realtà era già operante da tempo: chi osservava la situazione ecologica, chi non era cieco di fronte alle crisi alimentari, poteva forse prevedere la crisi finanziaria, quindi monetaria ed economica. Ma chi aveva e ha occhi capaci di discernimento poteva però rilevare una «crisi» ben più profonda, una crisi spirituale, una crisi dell’umanizzazione, un avanzare della barbarie.

Dopo la caduta del muro di Berlino c’è stato un abbaglio, una fiducia smisurata nel mercato che sembrava garantire quello stile di vita consumistico cui ci eravamo abituati da qualche decennio… Ora non si tratta di ritornare indietro, ma di tornare al centro sì, all’asse che permette alla politica di rendere possibile ciò che è giusto, ciò che è doveroso, ciò che è necessario al «ben-essere» autentico, di tornare all’asse su cui economia di mercato e solidarietà, competitività e coesione sociale possono interagire ed essere coerenti con la ricerca della qualità della vita umana e della convivenza sociale.

Solo tenendo conto di queste istanze si può uscire dall’attuale mancanza di visione sull’avvenire ed elaborare e realizzare un progetto di società a dimensione umana, altrimenti si continuerà a inoculare germi di sfiducia soprattutto nelle nuove generazioni, che intuiscono la necessità di non ridurre l’uomo a produttore-consumatore ma che tuttavia percepiscono la loro impotenza.

In questa ricerca, giustizia e solidarietà sono elementi che trovano nella sobrietà stimolo e sostegno. E questo, se era vero in una società rurale e dotata di scarsi mezzi, lo è paradossalmente ancora di più in un mondo e in un’economia globalizzati. Infatti, la sobrietà non è solo misura nei propri comportamenti ma anche consapevolezza del nostro legame profondo e ineliminabile con le generazioni che ci hanno preceduto, con quelle che verranno dopo di noi e con quanti, nostri contemporanei, abitano assieme a noi il pianeta.

Nell’usare dei beni di cui dispongo e nell’ambire ad altri, non posso ignorare la necessità di un’equa distribuzione delle risorse: accaparrarsi beni, sfruttare il pianeta, disinteressarsi delle conseguenze immediate e future del proprio agire significa alimentare ingiustizie che, anche se non si ritorcessero contro chi le compie, sfigurano l’umanità e offendono il creato stesso.

Solo una sobrietà così concepita può tracciare un cammino sicuro per la solidarietà umana o, per usare una terminologia cristiana, per una «comunione universale». E questa solidarietà non è tanto il serrare le file da parte di un gruppo sociale per difendersi da un nemico comune o da un’avversità condivisa, non è solo la reazione spontanea e generosa davanti a una sciagura, ma è – a monte di queste cose – la percezione che nostri sodali nell’avventura umana sono quanti ci hanno preceduto e hanno lavorato e lottato per consegnarci condizioni di vita meno precarie, sono coloro che verranno dopo di noi e ai quali riconsegneremo un patrimonio eroso dallo sfruttamento e sono anche, ben più presenti ai nostri occhi, quanti oggi stesso vicini a noi o lontani, non dispongono di beni essenziali per una vita degna e anzi pagano sulla loro pelle i privilegi di cui noi godiamo e che pretendiamo di accrescere continuamente.

Se non dimenticassimo questa solidarietà generazionale e mondiale, la sobrietà ci apparirebbe allora come l’unico stile di vita capace di restituire, a noi stessi per primi, dignità umana e senso dell’esistenza. In questo senso sobrietà e sviluppo non sono antitetici, se per sviluppo non intendiamo la crescita ininterrotta e l’accumulo incessante ma il pieno dispiegarsi delle potenzialità dell’essere umano, un fiorire delle risorse nascoste in ciascuno di noi che la stessa «decrescita» alimenta con la sua ricerca dell’essenziale. Davvero, la sobrietà ci fornisce gli strumenti per misurare noi stessi e il nostro rapporto con «ciò che rende la vita degna di essere vissuta».

Enzo Bianchi

lunedì 11 luglio 2011

Il porco coerente

La bresaola della Valtellina si fa in provincia di Sondrio, ma la carne utilizzata può venire indifferentemente dall’Uruguay o dall’India. Il prosciutto crudo può essere italiano anche avendo lavorato carni olandesi o balcaniche. E così via. Ora, anche se non subito, tutto questo finirà perché non si potrà più definire made in Italy, un insaccato prodotto da animali importati. Il maiale, la carne di porco, insomma, deve essere coerente con la nazionalità di produzione per poter essere considerata italiana. E nelle etichette deve essere indicato sia il luogo di produzione sia le origini della carne usata, gli ingredienti aggiunti, indicazioni di allergeni e le caratteristiche nutrizionali. L’obbligo varrà per tutte le carni: suine, ovine, caprine, sia fresche che congelate.

Sugli imballaggi, inoltre, vengono infatti messi al bando tutte le forme di espressione e di presentazione dei prodotti che rischiano di indurre il consumatore in errore. Ad esempio, se uno yogurt riporta l’immagine di un frutto, il prodotto dovrà contenerlo. Il consumatore viene anche messo in guardia se il pesce e il pollo che acquista sono stati addizionati con acqua, bisogna poi indicare la data di congelamento dei prodotti, e il nome dei “prodotti di imitazione” come i sostituti del formaggio.

È una decisione importante presa dal Parlamento europeo pochi giorni fa con 606 voti favorevoli, 46 contrari e 26 astenuti che dovrà essere ratificata dal Consiglio dei 27 Stati dell’unione. Passerà del tempo anche per le nuove etichette, gli Stati hanno tempo fino a cinque anni dall’approvazione della legge. È, comunque, una buona notizia che tutela di più il consumatore. Per una vita sobria e sana si consiglia, però, sempre la carne e gli alimenti del produttore locale più vicino, a chilometro zero, dove è più facile creare un rapporto di fiducia con il produttore e trovare cibi sani e biologici.

venerdì 8 luglio 2011

Acqua vietata ai minori di tre anni


Nell’acqua potabile di oltre cento città ci sono elevati valori di arsenico e di fluoruro: dopo l’ok dell’Unione europea, il ministero della Salute ha concesso una nuova deroga. Ma per i prossimi mesi cosa dare da bere ai neonati?

Nell’acqua potabile fornita in oltre 100 comuni italiani dagli acquedotti ci sono valori di arsenico e di fluoruro superiori ai limiti previsti dalla legge. Un problema noto, visto che per consentire agli enti locali di adeguarsi, e per evitare il blocco dell’erogazione dell’acqua, si è arrivati nei giorni scorsi alla terza deroga del governo. In pratica, dopo aver ottenuto quella che dovrebbe essere l’ultima autorizzazione dell’Unione europea, il ministero della Salute, insieme a quello dell’Ambiente, ha concesso alle regioni Campania, Lazio, Lombardia e Toscana e alla provincia autonoma di Trento la possibilità di continuare ad erogare l’acqua incriminata fino, al massimo, al 31 dicembre del 2012.

Nonostante la deroga, però, è obbligatorio adottare delle precauzioni. Innanzi tutto per i più piccoli. E così, nei comuni interessati dal problema, l’acqua è vietata per i bimbi da zero (dunque anche per le gestanti) ai tre anni. Viene da chiedersi, a questo punto, chi fornirà alle famiglie acqua che sia davvero potabile o chi rimborserà il costo delle bottiglie di minerale acquistate in alternativa. Delle particolari precauzioni dovranno inoltre essere adottate anche dalle imprese alimentari.

I COMUNI

In Campania la deroga riguarda il comune di Nola, frazione Tossici, dove i livelli di fluoruro potranno arrivare a 2,5 mg/L.

Nel Lazio la deroga riguarda i livelli di arsenico, che potranno essere al massimo di 20 ug/l nei comuni di: Aprilia, Cisterna di Latina, Cori, Latina, Pontinia, Priverno, Sabaudia, Sermoneta, Sezze, Albano Laziale, Anzio, Ardea, Ariccia, Bracciano Vigna di Valle, Campagnano di Roma, Castel Gandolfo, Castelnuovo di Porto, Ciampino, Civitavecchia, Formello, Sacrofano, Genzano, Lanuvio, Lariano, Magliano romano, Mazzano romano, Nettuno, Santa Marinella, Trevignano, Tolfa, Velletri, Acquapendente, Arlena di Castro, Bagnoregio, Barbarano, Bassano in Teverina, Bassano romano, Blera, Bolsena, Calcata, Canepina, Canino, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel S.Elia, Castiglione in Teverina, Celleno, Cellere, Civita Castellana, Civitella d'Agliano, Corchiano, Fabrica di Roma, Farnese, Gallese, Gradoli, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Lubriano, Marta, Monte romano, Montefiascone, Monterosi, Nepi, Onano, Orte, Piansano, Proceno, Ronciglione, San Lorenzo Nuovo, Soriano nel Cimino, Sutri, Tarquinia, Tessennano, Tuscania, Valentano, Vallerano, Vasanello, Vetralla, Vignanello, Villa San Giovanni in Tuscia, Viterbo, Vitorchiano.

Anche in Lombardia la deroga riguarda i valori dell’arsenico per i comuni di Dumenza, Maccagno e Sesto Calende (qui la deroga era fino al marzo 2011), e fino al 31 dicembre 2011 per Marcaria, Roncoferraro, Viadana.

Deroga per l’arsenico anche in Toscana, fino al 31 dicembre 2012, per i comuni di Campiglia marittima, Campo nell'Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana marina, Piombino, Porto azzurro, Rio marina, Rio nell'Elba, Suvereto, Pomarance, Castelnuovo in val di Cecina, Radicondoli.

Per la provincia autonoma di Trento la deroga per l’arsenico è stata concessa fino al 31 dicembre 2011 per i comuni di Trento-Laste/Cantanghel, Canal San Bovo-Gobbera, Fierrozzo. Tuttavia, assicurano i responsabili degli acquedotti trentini, nel loro territorio il problema è stato superato già da qualche mese e il divieto per i bambini non è più necessario.

Da sottolineneare che nel decreto, emesso lo scorso 11 maggio e ufficializzato con la pubblicazione sulla Gazzetta del 1 luglio, si concede la possibilità (e non l’obbligo) della deroga, anche perché alcuni enti locali sono già riusciti a risolvere il problema, investendo delle risorse per ottenere una migliore qualità dell’acqua. È il caso, ad esempio, di Sermoneta e (come già scritto) dei comuni trentini, che hanno installato specifici impianti di dearsenificazione o stanno utilizzando acque di altre fonti e con differenti miscelazioni.

Sara Fornaro

I dieci comandamenti della sobrietà/ 2


Ho trovato questi due decaloghi sulla sobrietà. Quali principi vi piacciono e quali praticate?

1. Evita l’usa e getta. È la forma di consumo a maggior spreco e a maggiore produzione di rifiuti.

2. Evita l’inutile. Prima di comprare qualsiasi oggetto chiediti se ne hai davvero bisogno o se stai cedendo ai condizionamenti della pubblicità. Alcuni esempi sono l’acqua in bottiglia, il vestiario alla moda, il cellulare all’ultimo grido.

3. Privilegia l’usato. Se hai deciso che hai bisogno di qualcosa non precipitarti a comprarlo nuovo. Prima fai un giro presso amici e parenti per verificare se puoi avere da loro ciò che fa al caso tuo.

4. Consuma libero da scorie. Quando fai la spesa fai attenzione agli imballaggi. Privilegia le confezioni leggere, i contenitori riutilizzabili, i materiali riciclabili.

5. Autoproduci. Producendo da solo yogurt, marmellate, dolci e tutto ciò che puoi, eviti chilometri e imballaggi.

6. Consuma corto e naturale. Comprando locale e biologico eviti chilometri, sostieni l’occupazione e mantieni un ambiente sano.

7. Consuma collettivo. È il modo migliore per permettere a molti di soddisfare i propri bisogni mantenendo al minimo il consumo di risorse e di energia. Oltre all’autobus e al treno, puoi condividere molti altri beni durevoli: auto, bici, aspirapolvere, trapano, lavatrice.

8. Ripara e ricicla. Allungando la vita degli oggetti risparmi risorse e riduci i rifiuti.

9. Abbassa la bolletta energetica. Andando in bicicletta, isolando la casa, investendo in energia rinnovabile, utilizzando elettrodomestici efficienti e gestendoli con intelligenza, riduci il consumo di energia con beneficio per le fonti energetiche e il portafoglio.

10. Recupera i rifiuti. Praticando in maniera corretta la raccolta differenziata permetti ai rifiuti di tornare a vivere in nuovi oggetti.

Decalogo di Francesco Gesualdi

I dieci comandamenti della sobrietà


1.Non avrai altro pianeta al di fuori della Terra.

2. Non pensare invano che la Terra abbia risorse infinite.

3. Ricordati di contemplare la natura.

4. Onora le energie rinnovabili.

5. Non inquinare.

6. Non sprecare.

7. Non cementificare.

8. Non produrre così tanti rifiuti.

9. Differenzia e ricicla i tuoi rifiuti.

10. Non desiderare la potenza altrui, ma sii più sobrio ed efficiente.

Decalogo presentato in occasione di Torino Spiritualità 2010.

mercoledì 6 luglio 2011

Cos'è la sobrietà

Una riflessione tratta dal primo capitolo del libro Sobrietà di Francesco Gesualdi.
"Il mondo siede su due bombe: la crisi ambientale e quella sociale. Per uscirne, occorre imboccare la strada della sobrietà: uno stile di vita - personale e collettivo - più parsimonioso, più pulito, più lento, più inserito nei cicli naturali.La sobrietà è più un modo di essere che di avere. E' uno stile di vita che sa distinguere tra i bisogni reali e quelli imposti. E' la capacità di dare alle esigenze del corpo il giusto peso senza dimenticare quelle spirituali, affettive, intellettuali, sociali. E' un modo di organizzare la società affinché sia garantita a tutti la possibilità di soddisfare i bisogni fondamentali con il minor dispendio di risorse e produzione di rifiuti. In ambito personale, la sobrietà si può riassumere in dieci parole d'ordine: pensare, consumare critico, rallentare, ridurre, condividere, recuperare, riparare, riciclare, consumare locale, consumare prodotti di stagione. Naturalmente non dobbiamo limitarci a rivedere i nostri consumi privati, ma anche quelli collettivi perché anche fra questi ce ne sono di dannosi e di superflui. Di sicuro dovremo eliminare gli armamenti, ma dovremo anche sprecare meno energia per l'illuminazione delle città, dovremo accontentarci di treni meno veloci e meno lussuosi, dovremo costruire meno strade. Perfino in ambito sanitario dovremo diventare più sobri affrontando la malattia non solo con la scienza, ma anche con una diversa concezione della vita e della morte, in modo da evitare l'accanimento terapeutico e l'eccessiva medicalizzazione di eventi naturali come la vecchiaia".

Le etichette delle uova

Ogni volta che compro le uova nel frigo elimino tutti gli involucri di cartone o di plastica per avere più spazio a disposizione. Mi ha sempre incuriosito il codice numerico impreso sul guscio. E' un rebus che non sono mai riuscito a risolvere. Ora che l'ho capito, ve lo spiego. Il primo numero indica il tipo di allevamento. 0 sta per biologico, le galline corrono libere per l'aia e usano solo mangimi biologici. Le uova sono più sane, contengono meno colesterolo e sono più ricche di vitamine. Costano, ovviamente, di più. Se trovate il numero 1, vuol dire che le galline sgambettano in un allevamento all'aperto. Il 2 indica un allevamento a terra, ma in un capannone o in un altro ambiente chiuso. Massimo 7 galline per metro quadro. Se già vi sembra troppo, non sapete ancora che il numero 3 indica l'allevamento in batteria. Fino a 25 galline in un metro quadro. In Svizzera questo tipo di allevamento è vietato dal 1992, in Italia lo sarà dal 1° gennaio 2012. Il resto del codice numerico indica il luogo di provenienza. Per esempio: IT vuol dire Italia, i tre numeri successivi il comune, poi la sigla della provincia e il numero dell'allevamento. Dalla figura tutto sarà ancora più chiaro. Resta un mistero la data di scadenza. Alcune confezioni lo riportano solo sugli involucri esterni, altre anche sul guscio. Fate attenzione a non fare come me. Getto via gli involucri e, a volte, perdo la data di scadenza. Inoltre, come tutti gli alimenti, più sono freschi e consumati lontano dalla data di scadenza più conservano inalterate le loro qualità e valori nutrizionali.

venerdì 1 luglio 2011

Il mistero svelato delle etichette

Come uscire sani da un supermercato in poche mosse, qualche lettura e sette regole d’oro

Le etichette dei prodotti alimentari rappresentano i codici di lettura per decifrare cosa mangiamo e beviamo. Ma se si è analfabeti, a cosa servono? Un rapido corso per imparare a leggere lo fornisce Quello che le etichette non dicono di Pierpaolo Corradini per i tipi della Emi. Il libro, divulgativo, scorrevole e informale, per rendere i contenuti più digeribili, è una sorta di visita virtuale ad un supermercato tipo in cui si passano in rassegna i reparti principali con tanto di istruzioni per l’uso. Un manuale, insomma, per persone responsabili e consapevoli della salute e della vita sobria. Si passa dalla frutta e verdura alla panetteria e gastronomia, dagli additivi alimentari ai grassi, dai farmaci ai prodotti per la casa.

Tra i tanti enigmi finalmente risolto il mistero dell’etichetta delle uova. Ora so che il primo numero indica il tipo di allevamento: 1 è all’aperto, 2 a terra e 3 in batteria.

Le etichette ci dicono che gli ingredienti sono elencati in ordine di quantità. Se in una scatola di merendine il primo ingrediente è lo zucchero e il secondo è la farina, c’è più zucchero che farina. E, in genere devono essere indicati: il nome, l’elenco degli ingredienti, cioè di qualsiasi sostanza contenuta nell’alimento, il peso, la data di scadenza, ecc…

Ma quello che le etichette non dicono è molto di più. Solo alcuni esempi. Non è mai indicato il tipo di budello utilizzato per i salamini. Può essere naturale, artificiale o sintetico. Sapendo che nei budelli artificiali o sintetici ci possono essere delle sostanze nocive, non sarebbe meglio evitarli se solo fosse indicato nelle etichette? E, per restare al reparto panetteria e gastronomia è meglio scegliere, per via dei sani ingredienti, un pane a lievitazione naturale, cotto a legna e prosciutto crudo. Sugli agrumi troviamo il difenile, l’E230, un conservante presente nelle bucce che non se ne va con nessun tipo di lavaggio. Non usate le bucce nel tè o nelle bevande. E nelle torte o nel limoncello utilizzate solo agrumi biologici. Nel tonno in scatola non deve mai comparire il glutammato l’E621 probabile sinonimo di cattiva qualità del pesce. Da evitare i formaggini e le sottilette fatti con formaggi spesso scarti di lavorazione. E, tutto ciò, non basta perché non sempre le etichette dicono il vero, esistono anche le frodi alimentari. Le più comuni sono le dichiarazioni false in merito alla provenienza, qualità, composizione, caratteristiche di un alimento, l’esaltazione ingannevole di un prodotto e la mancata corrispondenza degli ingredienti dichiarati.

Se, alla fine della lettura del volume, vi sarà passato l’appetito, è un buon inizio. Ma, per ogni alimento, tranquillizzatevi, vale la solita regola: non esagerare. E le etichette più sono semplici, con gli ingredienti essenziali, più il cibo è sano. Le sette regole d’oro di vita sana che l’autore presenta nel libro sono, in sintesi: variare la propria alimentazione, non eccedere con un alimento che si sa dannoso, mangiare verdura, frutta e cereali, ridurre il consumo di sale, bere molta acqua, fare movimento e controllare il proprio peso e scegliere prodotti biologici.