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venerdì 19 aprile 2013

Spesa gratis in cambio di lavoro



In Italia la percentuale di povertà negli ultimi anni è aumentata e molte persone non sanno proprio come fare per arrivare a fine mese. Ma contro questo dato sempre più dilagante, arriva una nuova esperienza all’insegna della solidarietà e del bene comune. A Modena a maggio aprirà l’Emporio Portobello, dove potranno entrare solo persone con difficoltà economiche. Circa 450 famiglie, questi i numeri che stimano i responsabili del Centro per il Volontariato del capoluogo emiliano, che hanno avviato l’iniziativa in collaborazione con vari enti, tra cui l’assessorato alle politiche sociali del comune.
«Verranno classificate le famiglie in base alla condizione economica, alla disoccupazione e al numero dei figli - afferma Angelo Morselli, presidente del Centro Volontario di Modena - e a ognuna verrà riconosciuto un punteggio che verrà caricato ogni mese su una tessera magnetica. Queste famiglie potranno accedere all’emporio e fare la spesa. La differenza con i normali supermercati e che quando si arriva alla cassa, i prodotti vengono passati in maniera uguale sul lettore a barre, ma invece di pagare col bancomat, si utilizzerà la tessera magnetica che scalerà i punti».

Oltre al requisito economico, gli ideatori del progetto chiedono altre due cose: la disponibilità a cambiare il proprio stile di vita facendolo diventare più responsabile e sostenibile, e la volontà a prestare la propria opera, una volta a settimana (anche in modalità part-time), per compiere lavori all’interno della struttura. In questo modo, i clienti, si sentiranno pienamente coinvolti nel percorso di uscita dalla situazione (economica) di disagio. La partecipazione al progetto avrà una durata massima per famiglia pari a due anni. Trascorso tale termine, ovvero se durante il biennio stesso le condizioni economiche del nucleo familiare dovessero migliorare, il beneficio sarà sospeso per consentire ad un’altra famiglia di poter essere inclusa nel progetto.
La missione del centro sarà quindi quella di fungere da valido punto di riferimento per tutti i disoccupati che vorranno prestare la propria attività lavorativa nel centro, essendo pagati con generi alimentari per far fronte alle primarie necessità di sussistenza.

Lorenzo Russo


venerdì 27 luglio 2012

Tutti al mare


Uno stabilimento balneare gestito dalla Caritas. Un’opportunità per fare vacanze abbordabili

Bucatini alla pescatora. Spiedini di pesce con patate fritte. Vino bianco e acqua. Menu fisso a prezzi calmierati. Siamo in riva al mare, a Ostia. La cena è ottima e la qualità è garantita da due giovani cuochi, diplomati dell’istituto alberghiero e con delle precedenti esperienze lavorative. Largo, dunque, a due nuove promesse.
Le cene solidali sono l’ultima trovata dello stabilimento balneare L’arca il cui ricavato contribuisce a finanziare le innumerevoli opere sociali della Caritas. Per prenotazioni visitare il sito www.larcaostia.org.
L’arca è una delle più originali iniziative della Caritas della diocesi di Roma che, nel 2004, ha rilevato uno stabilimento balneare per permettere a tutti una vacanza accessibile. «Tutti al mare», cantava la romana Gabriella Ferri. «L’idea di fondo è incrociare le attività ludiche ‒ ci spiega Gennaro Di Cicco, responsabile della Caritas di Roma per la raccolta di fondi e donazioni ‒ di anziani e bambini per far tesoro della memoria dei più grandi e della gioia portata dai più piccoli».
C’è, ovviamente, un corrispettivo da pagare, anche se a prezzi accessibili, ma solo per chi se lo può permettere. Per gli altri, appunto, tutti al mare. Per centinaia di bambini bielorussi è addirittura la prima volta. «È straziante ‒ racconta Di Cicco ‒ vedere dei ragazzi e delle ragazze che per la prima volta vedono il mare, hanno paura, perfino, di toccare l’acqua». All’Arca entrano e pranzano gratuitamente. Alla vacanza ci pensa don Armando Nardini, un eroico novantenne sacerdote romano che, da anni, spende tutta la sua pensione per organizzare e pagare il viaggio a bambini della Bielorussia abbandonati negli orfanatrofi. Ma L’arca è aperta a tutti e tante famiglie che incontrano questi bambini poi, d’inverno, li ospitano a casa propria.
Storie di reciprocità. Come i duemila volontari, tutti giovani, 30 al giorno, che decidono di passare parte delle loro vacanze nell’animazione e gestione dello stabilimento. A novembre di ogni anno la quota necessaria è già raggiunta. Le attività ludiche con gli anziani provenienti da diverse città e parrocchie, abbattono molti muri. Gli anziani non si sentono più «agli arresti domiciliari» nei loro appartamenti. Ritrovano le relazioni, la voglia di parlare, giocare e ballare. I giovani volontari liberano le capacità di dare, di spendersi, di ascoltare i luoghi della memoria e le esperienze vissute di chi ha già compiuto un bel tratto di cammino. Il saldo tra il dare e l’avere è così sempre positivo.
Non mancano le criticità e, quando arrivano gruppi di anziani, è possibile assistere ad una vera e propria corsa affannosa per accaparrarsi gli ombrelloni e le sdraio fronte mare, con tanto di cadute. «Per questo motivo ‒ spiega di Cicco ‒ abbiamo predisposto una turnazione dei posti. Il fatto è che quando una persona respira i valori culturali ispirati all’ascolto, all’accoglienza, alla tolleranza, al dono e alla solidarietà, in qualche modo, il malessere fisico e persino le vacanze al mare passano in secondo piano. Resta la voglia di relazione e di vivere. Non è raro alle 14, dopo pranzo, trovare alcuni anziani pronti sulla pista da ballo per cominciare a volteggiare e i giovani volontari stremati dal caldo e la digestione».
I ricavi dell’Arca finanziano, tra l’altro, anche un emporio, un supermercato gratuito per famiglie che non arrivano a fine mese. Sono duemila persone. Una goccia nel mare per un bacino d’utenza molto più ampio. «C’è la provvidenza ‒ conclude Di Cicco ‒ ma c’è molto da fare».