giovedì 9 luglio 2015
Un jet a spazzatura
giovedì 21 novembre 2013
Non comprate un’auto: affittatela
1) Risparmio sulle spese di acquisto e dei costi di esercizio di un'auto
2) Accesso a corsie preferenziali, a Ztl e a posti riservati (secondo il gestore)
3) Meno traffico e inquinamento e più spazi disponibili per i parcheggi
Tre svantaggi
1) Bisogna attivarsi per ogni utilizzo
2) Se si va e si resta in un luogo si paga anche la permanenza prima del ritorno o si deve disattivare il servizio
3)Per spostamenti più lunghi o per più giorni può essere opportuno avere o noleggiare un mezzo
lunedì 4 novembre 2013
Il positivo della crisi
Tra gli effetti positivi anche il recupero del fare, della manualità. Dal pane fatto in casa all’orticoltura, alla riparazione di oggetti che prima si cestinavano con facilità. Mia moglie con un euro di farina fa a mano il pane per un’intera settimana, anche se è vero che ne mangiamo poco, e una teglia di pizza con 0,60 centesimi di farina.
Fare significa per l’antropologo Tim Ingold che ha appena pubblicato Making intraprendere un lavoro creativo che implica maestria, intelligenza, rivalutando quel lavoro manuale che ha fatto grande l’Italia. Riscoprire antichi e nuovi mestieri, lavori legati all’agricoltura, al manifatturiero, al territorio potrebbe essere una via di rilancio perseguibile. Da grandi artigiani è nata la moda italiana, da ottimi cuochi e viticoltori la cucina e l’enogastronomia. «Il fare − scrive Adriano Favole sul Corsera − non è un’attività ancillare e secondaria rispetto al conoscere, ma è espressione di quel sapere incorporato in cui forma e materia si compongono in una tessitura complessa e inestricabile». Il fare artigianale garantisce innovazione, sperimentazione, originalità, personalismo e non è inferiore alla serialità industriale e ingegneristica.
lunedì 15 luglio 2013
Auto tarocche
Quanto consuma e, quindi, quanto inquina la mia auto? Sembrerebbe un rebus di facile soluzione, ma non lo è perché le case automobilistiche danno indicazioni fuorvianti, tanto per usare un eufemismo. L’importante, anche in tempi di crisi, è vendere, costruirsi una gabbia di parametri legali con cui leggere i dati dei consumi e le conseguenti emissioni e spacciarle per autentiche. In attesa dell’auto elettrica a zero emissioni e più economica, attorno ai 5 mila euro, che sarà prodotta nel 2014 in Germania, non è nuova, in realtà, la notizia che le case automobilistiche barano per difetto sulle emissioni di Co2. Lo fanno da anni, come prassi consolidata e consuetudine, quasi una norma non scritta del diritto internazionale. Ed anche nel 2013 la tradizione è rispettata. Quindi, crisi o no, l’andazzo sembra più correlato alla natura umana e all’anima dei meglio commercianti. E più la crisi è profonda più salgono gli scarti tra emissioni dichiarate e effettive.
Un rapporto dell’Icct, l’International council on clean transportation, denuncia che «mentre la differenza tra i test in laboratorio e i risultati durante l’uso era sotto il 10 per cento nel 2001, nel 2011 aveva già raggiunto il 25 per cento». Guidano la classifica dei dati taroccati, tra il 25 e il 30 per cento, le marche tedesche: Bmw, Audi, Opel, Mercedes. Seguono a ruota Fiat, Volkswagen, Fiat e Ford, tra il 20 e il 25 per cento, e Renault, Peugeot-Citroen e Toyota con una media attorno al 15 cento. La questione delle emissioni non è marginale, perché la sensibilità dei cittadini europei verso un minor impatto ambientale è cresciuta procurando una maggiore indignazione e insofferenza verso modalità di rilevamento fuori della realtà. Per chi volesse approfondire può leggere l’intero rapporto From laboratory to road.
L’equivoco fondamentale nasce dal fatto che i test sulle emissioni sono fatti in laboratorio. La prima variabile è costituita dal guidatore e dal suo personale stile di guida che non è in ogni modo codificabile. Il dato essenziale è che lo scarto tra dati dichiarati e reali aumenta di anno in anno in ogni tipo di fonte esaminata. È ragionevole pensare che lo stile di guida, negli ultimi 10 anni non sia variato sensibilmente, mentre la discrepanza è dovuta all’uso, nei test, per esempio del dispositivo star/stop. Il 25 per cento del test, che si chiama Nedc, per determinare i consumi nell’uso urbano prevede che l’auto stazioni in sosta col motore “al minimo”. «Ma siccome ‒ spiega il sito greenMe.it ‒ quando la macchina è ferma il motore di un’auto con start/stop è spento, ecco che i valori delle emissioni di CO2 e il consumo rilevati durante il collaudo scendono drasticamente. Certo, lo start/stop è veramente utile a diminuire le emissioni, ma il risultato dei test di omologazione è chiaramente falsato».
Altri fattori che inficiano il test sono l’eccessiva possibilità di variabilità del tipo di procedure e la possibilità di effettuare il Nedc con l’aria condizionata spenta, mentre nella realtà l’uso, negli anni, è molto aumentato e così la relativa emissione di Co2. Il problema è anche economico, perché uno scarto del 25 per cento comporta una spesa maggiore di 300 euro l’anno e maggiori danni all’ambiente. La soluzione prospettata è un nuovo ciclo di omologazione, proposto dalle Nazioni unite, che tutela maggiormente i consumatori, il Wltp, che dovrebbe entrare in vigore nel 2007.
lunedì 2 luglio 2012
La Esso al contrattacco
lunedì 25 giugno 2012
Un sabato pomeriggio con i carburanti sottocosto
venerdì 22 giugno 2012
Altro ribasso per i carburanti
martedì 19 giugno 2012
OK, il prezzo è giusto
mercoledì 7 dicembre 2011
Vado a gas

In tempi di crisi, di prezzi di carburante alle stelle, perché, propone Bartolomeo, non passare al metano che presenta indubbi vantaggi e pochi svantaggi? Il vantaggio più evidente è il risparmio sul costo del carburante: approssimativamente il 60 per cento rispetto alla benzina, il 40 rispetto al gasolio e il 30 rispetto al Gpl. «Il metano – scrive Bartolomeo – è abbondante e non è derivato dal petrolio come la benzina, il gasolio e il Gpl».
La riduzione del bollo auto per le autovetture monovalenti (alimentate solo a metano e con un piccolo serbatoio a benzina) va da un minimo del 75 per cento fino all’esenzione totale, e per sempre, in alcune regioni italiane, come il Piemonte. Inoltre, le auto a metano hanno minori emissioni inquinanti rispetto a tutti gli altri tipi di alimentazione e, per questo, possono circolare nei centri storici delle città anche in presenza di blocchi della circolazione.
Al contrario di quanto si pensi il metano, anche in casi di incidenti gravissimi, è meno rischioso, perché in caso di fuoriuscita non si disperde al suolo e ha una soglia di infiammabilità e una temperatura di autoaccensione a contatto con l’aria molto superiore alla benzina, al Gpl e al gasolio. E, infatti, le auto a metano non hanno nessun limite di circolazione, né nei parcheggi, né in navi o traghetti.
Tra gli svantaggi c’è l’affrontare il costo iniziale di un’autovettura più cara delle altre, o di far installare l’impianto su un’autovettura a benzina. I distributori, poi, sono ancora pochi, appena più di 800 in Italia e solo 26 nella rete autostradale. Le bombole, inoltre, sacrificano lo spazio nel baule e il loro maggior peso, che grava sull’asse, determina una maggiore sollecitazione e una maggiore usura nel tempo degli ammortizzatori. Le candele sono da controllare più spesso di una normale autovettura e le bombole vanno revisionate dopo quattro anni, anche se l’alimentazione a metano permette di allungare gli intervalli di manutenzione ordinaria perché mantiene puliti più a lungo olio e filtri.
Per ogni approfondimento si può visitare il sito www.metanoauto.com.
Vado a metano 2

Ho scritto sperando di segnalare una cosa utile. Aggiungo che la preoccupazione maggiore che ho avuto nell'acquisto di un'auto a metano è che fosse sicura e non causasse danni ad altri. Dico questo perché le bombole sono a 200 atmosfere, una pressione molto elevata ma che si può gestire con dei controlli adeguati. Sono tranquillo perché ci sono decine di migliaia di nuove immatricolazioni ogni anno. Purtroppo non ci sono più gli incentivi che c'erano quando ho acquistato l'auto e questo rappresenta uno degli svantaggi perchè l'auto a metano costa un paio di migliaia di euro in più rispetto all'equivalente in benzina.
Bartolomeo
lunedì 5 dicembre 2011
Vado a metano

Segnalo che da qualche anno è possibile acquistare autovetture che usano il metano come carburante.
Il metano è abbondante e non è derivato dal petrolio, come benzina, gasolio e gpl. Inoltre è pulito e si può circolare anche con blocco del traffico o in ZTL. Il prezzo è molto basso e inoltre in alcune regioni non si paga il bollo, avete capito bene zero bollo per sempre. L'auto nuova a metano costa costa circa 2000 euro in più dello stesso modello benzina, ma si può anche installare un impianto su un modello a benzina.
Lo svantaggio è che i distributori sono ancora pochi e nelle città, ma se si rimane senza si può sempre andare a benzina. Si può anche installare una pompa casalinga e rifornirsi di notte, avete capito bene, una pompa di carburante casalinga, ma la pompa costa circa due mila euro e non conviene tanto se si ha una sola macchina a metano.
Lo svantaggio è che ci sono bombole molto grandi in quanto il metano è in pressione a 200 atmosfere e il baule delle auto piccole è un po sacrificato. Inoltre dopo i primi 4 anni occorre visionare le bombole
Per quanto riguarda la sicurezza il metano è un gas, quindi in caso di incidente potrebbe fuoriuscire a forte pressione, ma poi non rimarrebbe in loco essendo più leggero dell'aria ed infatti le auto a metano non hanno limitazioni per i parcheggi sotterranei, contrariamente al Gpl.
C'è una marea di informazioni in questo sito.
http://www.metanoauto.com
Spero di essere stato utile.
Bartolomeo
giovedì 24 marzo 2011
Benzina e cultura. Tra tasse e risparmio.

Siccome dei carburanti ancora non ne possiamo fare a mano, è da bambino che sogno le macchine volanti alimentate ad idrogeno, tanto vale armarsi di santa pazienza e cercare di migliorare le nostre abitudini. Ecco un decalogo elaborato dalla Bosh.
Primo: più rapidi in curva. Affrontare una curva in modo più uniforme garantisce maggiore sicurezza e minori consumi.
Secondo: accelerare a fondo. Sembra un paradosso, ma non è. Ogni volta che si toglie il piede dall’acceleratore, il motore viene frenato. Da qui, un aumento dei consumi di carburante. È dimostrato che accelerare fino a 100 chilometri orari e proseguire ad andatura costante in quinta marcia, è più conveniente che insistere con il pedale premuto a metà nei rapporti inferiori.
Terzo: il pieno corretto. Con degli additivi nel carburante si garantisce la pulizia interna del motore che ha un’importanza fondamentale nella lotta agli sprechi.
Quarto: cambiare marcia. Passare da una marcia all’altra con il motore a 2 mila giri. Viaggiare in terza a 4 mila giri invece che in quinta a 2 mila vuol dire usurare il motore otto volte tanto. L’inserimento del rapporto superiore consente, mediamente, di risparmiare il 10 per cento del carburante.
Quinto. Spegnere il motore al semaforo. Si risparmia benzina fino al 30 per cento in città. Se non lo fate, a guadagnarci sono solo i benzinai.
Sesto. Adagio con stile. Guidate in modo fluido e previdente senza gli isterismi dell’automobilista perennemente irritato. È inutile accelerare energicamente tra due incroci e frenare di colpo al semaforo successivo.
Settimo. Manutenzione puntuale. Cambiate i filtri, le candele, le pasticche dei freni, come previsto dalla vostra casa automobilistica, evita l’aumento di consumo di carburante. Anche la geometria delle sospensioni squilibrata gioca a sfavore contro la riduzione di carburante.
Ottavo. Controllare i pneumatici una volta al mese. Viaggiare sempre con la pressione dei pneumatici consigliata per la vettura riduce i consumi.
Nono. Eliminare i pesi inutili. Togliete il portapacchi, se inutilizzato, e sgombrate il bagagliaio da pesi inutili.
Decimo. Lo aggiungiamo noi. Prendete in considerazione il car sharing, la bici, i mezzi pubblici o la “St”, cioè suole e tacchi.
lunedì 21 febbraio 2011
Caro carburanti
