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giovedì 9 luglio 2015

Un jet a spazzatura

Se ne parla da anni, ma ora è diventata realtà.Decolla il primo jet a spazzatura. A puntare sul progetto è la compagnia americana United Airlines che effettuerà il primo volo tra Los Angeles e San Francisco con bio carburanti alternativi. Si sa che l'impatto ambientale degli arei è deleterio e l'inquinamento è maggiore di altri mezzi di comunciazione. L'investimento, 30 milioni di dollari, è ancora esiguo  se si pensa  che la compagnia aerea americana spende 11,6 miliardi di dollari l'anno per l'acquisto di carburanti. Segna, però, un'importante cambiamento di tendenza.

giovedì 21 novembre 2013

Non comprate un’auto: affittatela



Non è solo questione di vita sobria, di minor impatto ambientale perché affittare un’auto, conti alla mano, conviene in ogni caso ai singoli e alle città. È un’ottima alternativa all’acquisto, soprattutto di una seconda auto: a Milano restano parcheggiate per il 97 per cento del tempo. E il costo medio, oltre alle spese per l’acquisto, è di 3500 euro l’anno per percorrere 5 mila chilometri.
Il Sole24 calcola che il costo di esercizio di una utilitaria per 5mila chilometri, calcolando 0,72525808 euro a chilometro, è di 3.600 euro, mentre per 10mila chilometri, calcolando 0,46965776 a chilometro, si arriva a 4.700 euro. Il costo di un car sharing per l’iscrizione varia da: 19 a 120 euro per anno. L’utilizzo per 2 ore e 50 chilometri: dai 27 ai 30 euro. Per 100 utilizzi annuali sono circa 3mila euro. Una nuova formula innovativa è Car2go perché basta associarsi e si può con una app si può prendere e lasciare la macchina dove si vuole all’interno dell’area metropolitana di Milano. È una formula efficiente e competitiva che ha già raggiunto 50 mila iscritti. Funziona anche per i giovani, per cui non è sempre necessario comprargli la macchina, tanto che nel 2014 Car2go approderà anche a Bologna, Firenze e Roma. Da fine anno ci sarà a Milano la concorrenza, per il libero mercato del car sharing di Eni (con Fiat e Trenitalia come partner) con le autovetture, come Car2go, che si potranno prendere e lasciare in qualsiasi punto all'interno dell’area coperta. A Napoli, invece, operano Bee green mobility sharing e Ci.ro, mentre e-Vai fornisce auto elettriche alle stazioni di Trenord in Lombardia. In tutta Italia il servizio di car sharing è attivatoin una ventina di città, tra cui Bologna, Genova, Milano, Palermo, Roma, Torino, Venezia.
In Europa, secondo una ricerca, entro il 2020, gli iscritti saranno 15 milioni, mentre i veicoli in condivisione arriveranno a quota 240 mila, per un terzo a propulsione elettrica. 



Tre vantaggi
1) Risparmio sulle spese di acquisto e dei costi di esercizio di un'auto
2) Accesso a corsie preferenziali, a Ztl e a posti riservati (secondo il gestore)
3) Meno traffico e inquinamento e più spazi disponibili per i parcheggi
Tre svantaggi
1) Bisogna attivarsi per ogni utilizzo
2) Se si va e si resta in un luogo si paga anche la permanenza prima del ritorno o si deve disattivare il servizio
3)Per spostamenti più lunghi o per più giorni può essere opportuno avere o noleggiare un mezzo


lunedì 4 novembre 2013

Il positivo della crisi

La crisi continua a mordere e molti economisti ancora non vedono la luce in fondo al tunnel. In ogni caso la parabola discendente dell’economia occidentale non è inutile, ci ha insegnato che è effimera la felicità promessa del consumismo e abbiamo imparato che ci sono degli effetti positivi sui comportamenti dei singoli e degli Stati. Aumentare le tasse, per esempio, su alcool e fumo, com’è successo in Gran Bretagna e in Finlandia ha avuto ricadute positive sulla salute dei cittadini, sono diminuite le malattie correlate all’uso di tabacco e Bacco. Vuol dire meno spese per la Sanità, meno uscite personali per vizi inutili. La mancanza di risorse, anche se il costo del carburamte è diminuito del 5,5 per cento, ha costretto a usare meno la macchina. Vuol dire crescita dell’uso di trasporto pubblico, diminuzione del traffico perché, dove è possibile, ha avuto un grande incremento l’uso della bicicletta. Effetti collaterali: città un po’ meno congestionate dal traffico, riduzione di anidride carbonica nell’atmosfera e, soprattutto, calo dei morti per incidenti stradali.
Tra gli effetti positivi anche il recupero del fare, della manualità. Dal pane fatto in casa all’orticoltura, alla riparazione di oggetti che prima si cestinavano con facilità. Mia moglie con un euro di farina fa a mano il pane per un’intera settimana, anche se è vero che ne mangiamo poco, e una teglia di pizza con 0,60 centesimi di farina.
Fare significa per l’antropologo Tim Ingold che ha appena pubblicato Making intraprendere un lavoro creativo che implica maestria, intelligenza, rivalutando quel lavoro manuale che ha fatto grande l’Italia. Riscoprire antichi e nuovi mestieri, lavori legati all’agricoltura, al manifatturiero, al territorio potrebbe essere una via di rilancio perseguibile. Da grandi artigiani è nata la moda italiana, da ottimi cuochi e viticoltori la cucina e l’enogastronomia. «Il fare − scrive Adriano Favole sul Corsera − non è un’attività ancillare e secondaria rispetto al conoscere, ma è espressione di quel sapere incorporato in cui forma e materia si compongono in una tessitura complessa e inestricabile». Il fare artigianale garantisce innovazione, sperimentazione, originalità, personalismo e non è inferiore alla serialità industriale e ingegneristica.

lunedì 15 luglio 2013

Auto tarocche



Quanto consuma e, quindi, quanto inquina la mia auto? Sembrerebbe un rebus di facile soluzione, ma non lo è perché le case automobilistiche danno indicazioni fuorvianti, tanto per usare un eufemismo. L’importante, anche in tempi di crisi, è vendere, costruirsi una gabbia di parametri legali con cui leggere i dati dei consumi e le conseguenti emissioni e spacciarle per autentiche. In attesa dell’auto elettrica a zero emissioni e più economica, attorno ai 5 mila euro, che sarà prodotta nel 2014 in Germania, non è nuova, in realtà, la notizia che le case automobilistiche barano per difetto sulle emissioni di Co2. Lo fanno da anni, come prassi consolidata e consuetudine, quasi una norma non scritta del diritto internazionale. Ed anche nel 2013 la tradizione è rispettata. Quindi, crisi o no, l’andazzo sembra più correlato alla natura umana e all’anima dei meglio commercianti. E più la crisi è profonda più salgono gli scarti tra emissioni dichiarate e effettive.
Un rapporto dell’Icct, l’International council on clean transportation, denuncia che «mentre la differenza tra i test in laboratorio e i risultati durante l’uso era sotto il 10 per cento nel 2001, nel 2011 aveva già raggiunto il 25 per cento». Guidano la classifica dei dati taroccati, tra il 25 e il 30 per cento, le marche tedesche: Bmw, Audi, Opel, Mercedes. Seguono a ruota Fiat, Volkswagen, Fiat e Ford, tra il 20 e il 25 per cento, e Renault, Peugeot-Citroen e Toyota con una media attorno al 15 cento. La questione delle emissioni non è marginale, perché la sensibilità dei cittadini europei verso un minor impatto ambientale è cresciuta procurando una maggiore indignazione e insofferenza verso modalità di rilevamento fuori della realtà. Per chi volesse approfondire può leggere l’intero rapporto From laboratory to road.
L’equivoco fondamentale nasce dal fatto che i test sulle emissioni sono fatti in laboratorio. La prima variabile è costituita dal guidatore e dal suo personale stile di guida che non è in ogni modo codificabile. Il dato essenziale è che lo scarto tra dati dichiarati e reali aumenta di anno in anno in ogni tipo di fonte esaminata. È ragionevole pensare che lo stile di guida, negli ultimi 10 anni non sia variato sensibilmente, mentre la discrepanza è dovuta all’uso, nei test, per esempio del dispositivo star/stop. Il 25 per cento del test, che si chiama Nedc, per determinare i consumi nell’uso urbano prevede che l’auto stazioni in sosta col motore “al minimo”. «Ma siccome ‒ spiega il sito greenMe.it ‒ quando la macchina è ferma il motore di un’auto con start/stop è spento, ecco che i valori delle emissioni di CO2 e il consumo rilevati durante il collaudo scendono drasticamente. Certo, lo start/stop è veramente utile a diminuire le emissioni, ma il risultato dei test di omologazione è chiaramente falsato».
Altri fattori che inficiano il test sono l’eccessiva possibilità di variabilità del tipo di procedure e la possibilità di effettuare il Nedc con l’aria condizionata spenta, mentre nella realtà l’uso, negli anni, è molto aumentato e così la relativa emissione di Co2. Il problema è anche economico, perché uno scarto del 25 per cento comporta una spesa maggiore di 300 euro l’anno e maggiori danni all’ambiente. La soluzione prospettata è un nuovo ciclo di omologazione, proposto dalle Nazioni unite, che tutela maggiormente i consumatori, il Wltp, che dovrebbe entrare in vigore nel 2007.

lunedì 2 luglio 2012

La Esso al contrattacco

In questa fantastica guerra al ribasso nelle stazioni di servizio Esso self più questo fine settimana record di sconti. Si è arrivati anche a 1,39 per il diesel e 1,55 per la benzina, come ci cinforma il Quotidiano Energia. Personalmente ho incrociato un distributore Esso con il diesel a 1,43 dove non sono riuscito a fermarmi ed uno a 1,447 dove con grande soddisfazione ho effettuato la “ricarica” settimanale. La campagna sottocosto avviata da Eni dà, almeno per i consumatori, i suoi frutti. Altre compagnie, come la Q8, si difende con sconti generici e non ben identificabili mentre la Ip, sconta, anche sul servito,  16 centesimi. Altre compagnie come la Total Erg si difendono con sconti mirati in aree ad alta concorrenza, arrivando a sconti fino a 15 centesimi al litro. Infine la Shell si attesta sui meno 10. Gli sconti continuano…

lunedì 25 giugno 2012

Un sabato pomeriggio con i carburanti sottocosto


Ho provato a fare un giro per la Roma desolata di un sabato pomeriggio assolato. I distributori di tutte le case erano deserti. Certamente per i 35 gradi di temperatura. Su sei distributori Eni che ho incrociato, solo tre aderivano all’iniziativa dei maxi sconti per i fine settimana estivi. Non né ho trovati né dell’Esso, nel della Q8 che proponevano i soliti prezzi.
Nei tre distributori Eni ho trovato file di 10-20 macchine. Mi sono messo in coda e in soli 12 minuti di attesa ho pagato 27 litri di diesel 40 euro. Se si pensa che il prezzo medio del diesel, secondo il Quotidiano energia, è attorno 1,70, il risparmio è consistente. Sono circa 6 euro su 40 spesi. A fine estate si tireranno le somme. Ma se fosse dimostrato che è possibile abbassare i prezzi dei carburanti non diminuendo i fatturati delle compagnie petrolifere, non sarebbe una buona notizia e un’iniziativa da estendere per tutto l’anno?
Che almeno per una volta l’estate porti consiglio? È meglio vendere grandi quantità e fare ricavi proporzionalmente minori piuttosto che prezzi alti e poco fatturato? Non potrebbe avere conseguenze, anche se limitate, positive su tutta l’economia, se abbassiamo i costi? O almeno un segnale di fiducia?

venerdì 22 giugno 2012

Altro ribasso per i carburanti

Non si ferma la corsa al ribasso dei prezzi della benzina. Il gruppo Eni continua la sua strategia e per il prossimo fine settimana ha ulteriormente diminuito i costi dei carburanti. Dalle 13 del sabato alle 7 del lunedì mattina, il diesel costerà 1,480 e la benzina 1,580. Che prezzi! Si prevedono code, ma a motori spenti per non inquinare e consumare carburante.

martedì 19 giugno 2012

OK, il prezzo è giusto


Chi doveva dirlo che l’estate porta consiglio? All’inizio fu l’Eni, che con il simpatico attore pugliese Rocco Papaleo ha lanciato la campagna estiva per maxi sconti nella benzina. Ogni fine settimana, in modalità self service la benzina costa 1,6 euro e il diesel 1,5. Non è male se si pensa che i prezzi medi sono, rispettivamente, 1,821 e 1,708. Del resto, per rendersi conto che gli italiani hanno di molto limitato i consumi non servono le ricerche statistiche dell’Istat o del Censis, è sufficiente recarsi in un autogrill per vedere che la festa è finita. Non più file faraoniche per andare in bagno e per pagare gli scontrini, autostrade deserte, traffico diminuito anche in città con conseguente aumento dell’uso dei mezzi pubblici. Il che non fa male né alla salute, né all’impatto ambientale per la diminuzione dell’anidride carbonica. Se n’è accorta anche la Fiat che vende ora le sue utilitarie con incluso il prezzo dei carburanti fissato ad 1 euro per 3 anni. Un incentivo per comprare e usare la macchina in un mercato in caduta libera per la crisi economica e il rialzo dei prezzi dei carburanti dovuti alle sempre maggiori accise.
L’iniziativa Eni, anche se non tutti i suoi distributori aderiscono, ha avuto successo ed ha scatenato una sana catena virtuosa per cui anche le altre compagnie petrolifere sono state costrette a replicare.
La Q8 e l’Esso, nei week end, adesso propongono sconti ancora maggiori e distribuiscono la benzina a 1,595 e il diesel a 1,495. Prezzi addirittura inferiori alle pompe bianche che si attestano sui rispettivamente, 1,599 e 1,499. In tempi di vacche magre, ci si accontenta di poco. Ma per le famiglie, per viaggiare o recarsi al lavoro è un bel risparmio. Per un pieno di 50 litri si risparmiano 10 euro. Questa è la concorrenza che ci piace. Al ribasso e senza cartelli tra le “sette sorelle”.

mercoledì 7 dicembre 2011

Vado a gas

Interconnessione, interazione, collaborazione. Per questi motivi è nata la rubrica di “Vita sobria”. Un nostro lettore, Bartolomeo, di cui troverete sotto per esteso l e sue mail ci suggerisce di parlare dell’alimentazione al metano per gli autoveicoli.

In tempi di crisi, di prezzi di carburante alle stelle, perché, propone Bartolomeo, non passare al metano che presenta indubbi vantaggi e pochi svantaggi? Il vantaggio più evidente è il risparmio sul costo del carburante: approssimativamente il 60 per cento rispetto alla benzina, il 40 rispetto al gasolio e il 30 rispetto al Gpl. «Il metano – scrive Bartolomeo – è abbondante e non è derivato dal petrolio come la benzina, il gasolio e il Gpl».

La riduzione del bollo auto per le autovetture monovalenti (alimentate solo a metano e con un piccolo serbatoio a benzina) va da un minimo del 75 per cento fino all’esenzione totale, e per sempre, in alcune regioni italiane, come il Piemonte. Inoltre, le auto a metano hanno minori emissioni inquinanti rispetto a tutti gli altri tipi di alimentazione e, per questo, possono circolare nei centri storici delle città anche in presenza di blocchi della circolazione.

Al contrario di quanto si pensi il metano, anche in casi di incidenti gravissimi, è meno rischioso, perché in caso di fuoriuscita non si disperde al suolo e ha una soglia di infiammabilità e una temperatura di autoaccensione a contatto con l’aria molto superiore alla benzina, al Gpl e al gasolio. E, infatti, le auto a metano non hanno nessun limite di circolazione, né nei parcheggi, né in navi o traghetti.

Tra gli svantaggi c’è l’affrontare il costo iniziale di un’autovettura più cara delle altre, o di far installare l’impianto su un’autovettura a benzina. I distributori, poi, sono ancora pochi, appena più di 800 in Italia e solo 26 nella rete autostradale. Le bombole, inoltre, sacrificano lo spazio nel baule e il loro maggior peso, che grava sull’asse, determina una maggiore sollecitazione e una maggiore usura nel tempo degli ammortizzatori. Le candele sono da controllare più spesso di una normale autovettura e le bombole vanno revisionate dopo quattro anni, anche se l’alimentazione a metano permette di allungare gli intervalli di manutenzione ordinaria perché mantiene puliti più a lungo olio e filtri.

Per ogni approfondimento si può visitare il sito www.metanoauto.com.

Vado a metano 2


Ho scritto sperando di segnalare una cosa utile. Aggiungo che la preoccupazione maggiore che ho avuto nell'acquisto di un'auto a metano è che fosse sicura e non causasse danni ad altri. Dico questo perché le bombole sono a 200 atmosfere, una pressione molto elevata ma che si può gestire con dei controlli adeguati. Sono tranquillo perché ci sono decine di migliaia di nuove immatricolazioni ogni anno. Purtroppo non ci sono più gli incentivi che c'erano quando ho acquistato l'auto e questo rappresenta uno degli svantaggi perchè l'auto a metano costa un paio di migliaia di euro in più rispetto all'equivalente in benzina.

Bartolomeo

lunedì 5 dicembre 2011

Vado a metano

Ho letto un articolo di qualche settimana fa relativo a come risparmiare durante la crisi. Per il carburante per l'auto si suggeriva di andare sui siti che indicano il distributore più conveniente.

Segnalo che da qualche anno è possibile acquistare autovetture che usano il metano come carburante.

Il metano è abbondante e non è derivato dal petrolio, come benzina, gasolio e gpl. Inoltre è pulito e si può circolare anche con blocco del traffico o in ZTL. Il prezzo è molto basso e inoltre in alcune regioni non si paga il bollo, avete capito bene zero bollo per sempre. L'auto nuova a metano costa costa circa 2000 euro in più dello stesso modello benzina, ma si può anche installare un impianto su un modello a benzina.

Lo svantaggio è che i distributori sono ancora pochi e nelle città, ma se si rimane senza si può sempre andare a benzina. Si può anche installare una pompa casalinga e rifornirsi di notte, avete capito bene, una pompa di carburante casalinga, ma la pompa costa circa due mila euro e non conviene tanto se si ha una sola macchina a metano.

Lo svantaggio è che ci sono bombole molto grandi in quanto il metano è in pressione a 200 atmosfere e il baule delle auto piccole è un po sacrificato. Inoltre dopo i primi 4 anni occorre visionare le bombole

Per quanto riguarda la sicurezza il metano è un gas, quindi in caso di incidente potrebbe fuoriuscire a forte pressione, ma poi non rimarrebbe in loco essendo più leggero dell'aria ed infatti le auto a metano non hanno limitazioni per i parcheggi sotterranei, contrariamente al Gpl.

C'è una marea di informazioni in questo sito.

http://www.metanoauto.com

Spero di essere stato utile.


Bartolomeo

giovedì 24 marzo 2011

Benzina e cultura. Tra tasse e risparmio.

Che la benzina servisse per rimettere in moto la cultura non ci avevo mai pensato. All’inizio fu il cinema. Un euro di aumento per finanziare i tagli ai Beni culturali. Ora la nuova decisione: aumentare di 1 o 2 centesimi l’accise sulla benzina per trovare fondi per la tax credit. L’euro di aumento sul biglietto per il cinema è stato intanto debellato. La benzina è già alle stelle e Beppe Grillo propone, per dimezzarne il prezzo, di non compare più carburanti dalla Esso e la Shell che sono, ormai, un’unica compagnia. Ma sappiamo che il prezzo dei carburanti è generato in grandissima parte dalle varie tasse e non solo dal prezzo delle materie prime, quindi anche questa lodevole iniziativa non sembra possa portare degli utili risultati.

Siccome dei carburanti ancora non ne possiamo fare a mano, è da bambino che sogno le macchine volanti alimentate ad idrogeno, tanto vale armarsi di santa pazienza e cercare di migliorare le nostre abitudini. Ecco un decalogo elaborato dalla Bosh.

Primo: più rapidi in curva. Affrontare una curva in modo più uniforme garantisce maggiore sicurezza e minori consumi.

Secondo: accelerare a fondo. Sembra un paradosso, ma non è. Ogni volta che si toglie il piede dall’acceleratore, il motore viene frenato. Da qui, un aumento dei consumi di carburante. È dimostrato che accelerare fino a 100 chilometri orari e proseguire ad andatura costante in quinta marcia, è più conveniente che insistere con il pedale premuto a metà nei rapporti inferiori.

Terzo: il pieno corretto. Con degli additivi nel carburante si garantisce la pulizia interna del motore che ha un’importanza fondamentale nella lotta agli sprechi.

Quarto: cambiare marcia. Passare da una marcia all’altra con il motore a 2 mila giri. Viaggiare in terza a 4 mila giri invece che in quinta a 2 mila vuol dire usurare il motore otto volte tanto. L’inserimento del rapporto superiore consente, mediamente, di risparmiare il 10 per cento del carburante.

Quinto. Spegnere il motore al semaforo. Si risparmia benzina fino al 30 per cento in città. Se non lo fate, a guadagnarci sono solo i benzinai.

Sesto. Adagio con stile. Guidate in modo fluido e previdente senza gli isterismi dell’automobilista perennemente irritato. È inutile accelerare energicamente tra due incroci e frenare di colpo al semaforo successivo.

Settimo. Manutenzione puntuale. Cambiate i filtri, le candele, le pasticche dei freni, come previsto dalla vostra casa automobilistica, evita l’aumento di consumo di carburante. Anche la geometria delle sospensioni squilibrata gioca a sfavore contro la riduzione di carburante.

Ottavo. Controllare i pneumatici una volta al mese. Viaggiare sempre con la pressione dei pneumatici consigliata per la vettura riduce i consumi.

Nono. Eliminare i pesi inutili. Togliete il portapacchi, se inutilizzato, e sgombrate il bagagliaio da pesi inutili.

Decimo. Lo aggiungiamo noi. Prendete in considerazione il car sharing, la bici, i mezzi pubblici o la “St”, cioè suole e tacchi.

lunedì 21 febbraio 2011

Caro carburanti

Aumentano senza sosta i prezzi dei carburanti. Nella consueta rivelazione del quotidiano Energia la media nazionale della benzina va dall'1,507 di al litro praticato dagli impianti Esso all'1,515 dei Tamoil. Per il diesel si passa dall'1,394 euro al litro riscontrato nelle stazioni di servizio Esso all'1,404 rilevato negli impianti Tamoil. Il Gpl, infine, si posiziona tra lo 0,788 euro al litro registrato nei punti vendita Eni allo 0,797 euro al litro degli impianti Tamoil. Certamente influirà l'aumento dei prezzi del petrolio a barile e la crisi nei Paesi arabi, ma sappiamo che in realtà l’oscillazione del prezzo dei carburanti è influenzato poco dall’andamento dei prezzi del petrolio, perché in realtà i costi fissi di produzione e le tasse sono sempre stabili e incidono maggiormente sul prezzo totale. Come può il singolo cittadino reagire e cercare di risparmiare su una spesa che incide molto sul bilancio familiare? Certamente utilizzando tutte le forme di mobilità alternativa e sostenibile che abbiamo più volte citato: dai mezzi pubblici al car-sharing, ma anche utilizzando le cosiddette “pompe bianche”. Chi le conosce, non può più farne a meno. Sono i distributori di carburanti non griffati che, cioè, non appartengono alle grandi catene delle sette sorelle del petrolio e praticano prezzi più bassi. Le loro insegne non sono colorate e variopinte, ma sono, appunto, bianche. Sono distributori indipendenti e si può risparmiare fino all’8 per cento sui prezzi di mercato, e fino a 5 euro per ogni pieno. La benzina non è “cinese” e di bassa qualità ma proviene esattamente dalle stesse raffinerie a cui si riforniscono i grandi distributori. Le pompe bianche appartengono a benzinai indipendenti che possono praticare prezzi più bassi perché hanno meno spese per il trasporto, e non ne hanno per la pubblicità, per concorsi, bollini e premi, i cui costi, è bene saperlo, ricadono sempre sul consumatore, mai sul gestore che spalma le azioni di marketing sul prezzo del prodotto. Sul sito della Codacons, nella homepage, sotto la voce “Economia e finanza” è possibile scaricare l’elenco completo dei distributori indipendenti di 20 regioni italiane. Non sono molti, circa 320 in tutta Italia, ma con una media di due pieni al mese si risparmia fino a 100 euro l’anno. È una buona piccola notizia in tempi di crisi. Se vi rifornirete di carburante in una di queste pompe bianche fateci sapere i prezzi effetivamente praticati.