La crisi continua a mordere e molti economisti ancora non vedono la luce in fondo al tunnel. In ogni caso la parabola discendente dell’economia occidentale non è inutile, ci ha insegnato che è effimera la felicità promessa del consumismo e abbiamo imparato che ci sono degli effetti positivi sui comportamenti dei singoli e degli Stati. Aumentare le tasse, per esempio, su alcool e fumo, com’è successo in Gran Bretagna e in Finlandia ha avuto ricadute positive sulla salute dei cittadini, sono diminuite le malattie correlate all’uso di tabacco e Bacco. Vuol dire meno spese per la Sanità, meno uscite personali per vizi inutili. La mancanza di risorse, anche se il costo del carburamte è diminuito del 5,5 per cento, ha costretto a usare meno la macchina. Vuol dire crescita dell’uso di trasporto pubblico, diminuzione del traffico perché, dove è possibile, ha avuto un grande incremento l’uso della bicicletta. Effetti collaterali: città un po’ meno congestionate dal traffico, riduzione di anidride carbonica nell’atmosfera e, soprattutto, calo dei morti per incidenti stradali.
Tra gli effetti positivi anche il recupero del fare, della manualità. Dal pane fatto in casa all’orticoltura, alla riparazione di oggetti che prima si cestinavano con facilità. Mia moglie con un euro di farina fa a mano il pane per un’intera settimana, anche se è vero che ne mangiamo poco, e una teglia di pizza con 0,60 centesimi di farina.
Fare significa per l’antropologo Tim Ingold che ha appena pubblicato Making intraprendere un lavoro creativo che implica maestria, intelligenza, rivalutando quel lavoro manuale che ha fatto grande l’Italia. Riscoprire antichi e nuovi mestieri, lavori legati all’agricoltura, al manifatturiero, al territorio potrebbe essere una via di rilancio perseguibile. Da grandi artigiani è nata la moda italiana, da ottimi cuochi e viticoltori la cucina e l’enogastronomia. «Il fare − scrive Adriano Favole sul Corsera − non è un’attività ancillare e secondaria rispetto al conoscere, ma è espressione di quel sapere incorporato in cui forma e materia si compongono in una tessitura complessa e inestricabile». Il fare artigianale garantisce innovazione, sperimentazione, originalità, personalismo e non è inferiore alla serialità industriale e ingegneristica.
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