lunedì 11 luglio 2011

Il porco coerente

La bresaola della Valtellina si fa in provincia di Sondrio, ma la carne utilizzata può venire indifferentemente dall’Uruguay o dall’India. Il prosciutto crudo può essere italiano anche avendo lavorato carni olandesi o balcaniche. E così via. Ora, anche se non subito, tutto questo finirà perché non si potrà più definire made in Italy, un insaccato prodotto da animali importati. Il maiale, la carne di porco, insomma, deve essere coerente con la nazionalità di produzione per poter essere considerata italiana. E nelle etichette deve essere indicato sia il luogo di produzione sia le origini della carne usata, gli ingredienti aggiunti, indicazioni di allergeni e le caratteristiche nutrizionali. L’obbligo varrà per tutte le carni: suine, ovine, caprine, sia fresche che congelate.

Sugli imballaggi, inoltre, vengono infatti messi al bando tutte le forme di espressione e di presentazione dei prodotti che rischiano di indurre il consumatore in errore. Ad esempio, se uno yogurt riporta l’immagine di un frutto, il prodotto dovrà contenerlo. Il consumatore viene anche messo in guardia se il pesce e il pollo che acquista sono stati addizionati con acqua, bisogna poi indicare la data di congelamento dei prodotti, e il nome dei “prodotti di imitazione” come i sostituti del formaggio.

È una decisione importante presa dal Parlamento europeo pochi giorni fa con 606 voti favorevoli, 46 contrari e 26 astenuti che dovrà essere ratificata dal Consiglio dei 27 Stati dell’unione. Passerà del tempo anche per le nuove etichette, gli Stati hanno tempo fino a cinque anni dall’approvazione della legge. È, comunque, una buona notizia che tutela di più il consumatore. Per una vita sobria e sana si consiglia, però, sempre la carne e gli alimenti del produttore locale più vicino, a chilometro zero, dove è più facile creare un rapporto di fiducia con il produttore e trovare cibi sani e biologici.

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