venerdì 25 febbraio 2011

Ora ho un G.a.s.


In seguito alla lettura della storia di Paolo Rovea e al suo gruppo di acquisto solidale, la signora Anna di Torino è diventata socia del GAS4YOU, uno dei 6 G.a.s nati da quello originario di Mondovì e ora collegati in rete, coinvolgendo moltissime famiglie e iniziative di cui vi terremo aggiornati. "Sono spesso in dialogo - ci scrive Anna - ed anche in discussione con i miei figli educati da me e mio marito ad uno stile di vita sobrio, ma diseducati dal consumismo"

lunedì 21 febbraio 2011

Caro telefono

Anno nuovo, rincaro nuovo. Non bastavano già i carburanti, ora esaminiamo le compagnie telefoniche. L’aumento coinvolge tutte le compagnie più note tranne Fastweb e Vodafone casa. Telecom passa da 45 euro a 46 euro per il piano tariffario Tutto senza limiti. Infostrada da 39,95 a 41,95 per il piano Tutto incluso. Tele Tu per il piano Tutto per Te passa da 29,9 a 31,9. Sono aumenti che vanno rispettivamente dal 2,2 per cento di Telecom, al 5 per cento di Infostrada e al 7,7 per cento di Tele Tu. Le tariffe telefoniche sono uno dei più grandi rompicapi e tra le spese più elevate in qualsiasi famiglia. Non si può fare a meno del telefono, ma per ridurne i costi bisogna sapere come leggere le proprie bollette e capire la tariffa migliore a seconda dell’uso che se ne fa. Anche in questo campo la consapevolezza di sé è il primo passo per una vita più sobria. Il secondo è armarsi di santa pazienza e verificare i consumi per definire il proprio profilo. Di per sé le bollette non sono così semplici da leggere e, a volte, si fanno scoperte di servizi, chiamate e costi che sosteniamo e neanche immaginavamo. A me è successo. Il terzo passo è contattare la propria compagnia, sul loro sito o via call center, per cercare se ci sono offerte e tariffe migliori di quella in essere. Se la propria compagnia non fosse più conveniente sul mercato esistono centinaia di tariffe possibili. La concorrenza è un bene, perché se siamo aggiornati e seguiamo le promozioni possiamo provare a diminuire i costi. La mia esperienza, che ha ridotto i costi di 130 euro a bimestre, è stata di scegliere un unico operatore per telefonia fissa, mobile, e Internet. Ho controllato tutte le tariffe sui principali siti di telefonia e trovato due buone offerte con due diverse compagnie. Alla fine ho optato per mantenere il contratto preesistente che avevo per la telefonia fissa e, approfittando di un’offerta, ho esteso alla stessa compagnia anche il contratto del cellulare. Ci è voluto del tempo per studiare la bolletta, analizzare le offerte, parlare con gli operatori, ma ne è valsa la pena perché alla fine il risparmio è stato sensibile. E non era solo risparmio, era uno spreco, un eccesso di costi che doveva essere ridotto. Per gli appassionati di Internet esistono decine di siti dove è possibile inserire il vostro profilo e confrontare le varie tariffe esistenti per capire quelle più convenienti. Ne cito alcuni: Sostariffe, Risparmiare, Tariffe, Confrontoprezzi, Vostrisoldi, Tuttogratis, Tariffetelefoniche, Tomshopper. Il risparmio maggiore resta quello tra utenti Skype che permette di chiamare gratis, via Internet o, a tariffe veramente competitive, anche cellulari e all’estero.

Il G.a.s. che fa bene alla salute

Mondovì, nel cuneese, è una città di 23 mila abitanti in equilibrio su una verde collina tra montagna, pianura e mare. Paolo Rovea qui ci è nato 50 anni fa, e ogni giorno fa il pendolare con Torino, dove lavora come oncologo radioterapista. La sua passione per i tanti pazienti che ogni giorno incontra all’Ospedale San Giovanni Antica Sede lo ha convinto che prevenire è meglio che curare. «Assistiamo oggi – ci spiega il dott. Rovea – a un cambiamento epocale dei nostri stili di vita: abuso di sostanze, alcol, fumo e alimentazione scorretta non favoriscono la salute individuale e spesso neppure la sostenibilità ambientale». Più del 30 per cento dei tumori, lo dimostrano studi seri, sono strettamente collegabili a cattivi stili di vita alimentari e alla sedentarietà, cause principali anche delle malattie cardiovascolari. E in Italia i decessi nell’adulto sono principalmente dovuti proprio alle malattie del sistema cardiocircolatorio e ai tumori. «L’eccesso di grassi e proteine animali – chiarisce Rovea –, come carni rosse e latticini, di zuccheri e farine raffinate sono associati all’incremento di molteplici tipologie di cancro. Cancro che, ricordiamo, è correlato non solo agli stili di vita, ma anche ad altri fattori, ad esempio genetici».

Attuare, però, una strategia di prevenzione è più semplice del previsto: riscoprire cibi genuini e adottare la nostra dieta mediterranea. Siamo, infatti, quello che mangiamo. E mangiamo poche fibre, poche verdure e legumi, pochi cereali integrali. I cibi sani, d’altronde, costano cari e sono difficili da trovare. Ci vuole un naso da segugio, tempo e spirito di avventura.

«Nel 2005 – ci racconta il dott. Rovea – insieme ad alcune persone dei Focolari e ad altri amici (tra cui Adriana e Paolo, Claudio e Nadia, Raffaela ed Egidio, Bruno e Betty, Elena e Alberto) abbiamo deciso di fondare un G.a.s., un gruppo di acquisto solidale, ce ne sono centinaia in Italia, da noi chiamato “FamilyGas”, motivati sia dall’aspetto salutistico che solidaristico». Dopo alcune serate formative e informative in cui, dati scientifici alla mano, capiscono che il cibo può essere più pericoloso dello smog, parte un primo piccolo gruppo che comincia dall’acquisto di tre alimenti biologici: riso, olio, frutta e verdura.

«L’alimentazione più adatta – puntualizza il dott. Rovea – dovrebbe essere prevalentemente basata su alimenti di origine vegetale, verdura, frutta, legumi, cereali integrali, ricchi di vitamine e a basso indice glicemico; con meno dolci e carne, meglio pesce o carni bianche di animali di piccola taglia allevati all’aperto». Individuano poi, con verifiche indirette e visite in loco, quei produttori locali di alimenti che garantiscono prodotti biologici e stagionali. E acquistano, in modo consorziato – l’unione fa la forza – in maniera da abbattere il più possibile i costi.

Il punto di partenza non è il risparmio sui cibi acquistati, ma l’amicizia che nasce tra i soci e con i produttori. Sono quei “beni relazionali” che non è possibile acquistare neanche con la più famosa carta di credito e che restituiscono il principio di gratuità nella sfera sociale e pubblica. Da qui la scelta del FamilyGas di Mondovì di acquistare, quando possibile, prodotti collegati all’esperienza dell’Economia di Comunione, alla rete del commercio equo e solidale o provenienti da comunità religiose o cooperative impegnate nel sociale. Per favorire e sostenere quelle iniziative ispirate dal principio di gratuità, che reinvestono parte degli utili per i poveri, per iniziative sociali ed educative. «Il nostro – aggiunge il dottor Rovea – è un gruppo che vuole essere attento, anche se siamo ancora in cammino, alla “esse” dell’acronimo G.a.s.: alla solidarietà, alla sostenibilità delle nostre scelte, alla giustizia nei confronti delle popolazioni deboli del mondo».

In poco tempo al FamilyGas originario si aggiungono oltre 60 famiglie e altri tre gruppi si formano in città vicine, tra cui Torino, per un totale di circa 180 famiglie. I prodotti acquistati sono ora una trentina. Ogni famiglia si occupa di un prodotto, prende le ordinazioni via mail e redige un ordine unico, comprando prodotti di ottima qualità, biologici, al prezzo di normali prodotti. Con ricadute sociali significative. La filiera è corta, dal produttore si arriva direttamente al consumatore. I prodotti sono a “chilometro zero”, cioè si consuma meno carburante possibile che non incide così sul costo, e fa bene ai polmoni del pianeta. Si instaura, dal basso, una catena virtuosa, che preserva la salute dei consumatori e della terra, riduce i costi della Sanità pubblica, aiuta le popolazioni del Terzo mondo acquistando i loro prodotti nelle botteghe del commercio equo e solidale. Inoltre si sostengono gli agricoltori locali, evitando la spada di Damocle delle grandi multinazionali che stanno strozzando l’agricoltura europea.

Con il maturare dell’esperienza e lo scorrere del tempo il FamilyGas di Mondovì scopre che «non di solo pane vive l’uomo» e si apre un mondo prima sconosciuto: per esempio, i detersivi eco-compatibili. Da soli sono incomprabili tanto sono cari. Insieme si può fare. Inoltre, come sperimentato con gli alimenti, si risparmia anche sul confezionamento che genera solo rifiuti, spesso non riciclabili. Il detersivo viene servito “alla spina”, ognuno spilla solo il necessario con contenitori riutilizzabili. E poi: pannolini biodegradabili, calzature ecologiche, l’acqua potabile. In moltissime città d’Italia l’acqua è non solo buona, ma ottima. Il FamilyGas si è attrezzato con “gasatori” casalinghi che trasformano l’acqua potabile in frizzante, con meno spesa e migliaia di bottiglie di plastica risparmiate.

«Un altro aspetto fondamentale – ci spiega Rovea – è quello socio-culturale. Sono decine i temi, a cui tra l’altro le istituzioni pubbliche stanno manifestando grande interesse, che un G.a.s. può maturare. Ruotano attorno alla sobrietà, stili di vita e rispetto ambientale. In apposite serate formative approfondiamo queste tematiche con produttori biologici o altri esperti, per sviluppare un consumo critico, tutelare la salute nostra e dell’ambiente, ed essere informati su nuovi modelli economici più giusti ed equi nei confronti di tutti i popoli del pianeta».

Ciò che attira di questa esperienza è la riproducibilità, la valenza culturale, il grande interesse, trasversale, della gente su questi temi e il valore in più creato dai “beni relazionali”, con ricadute sociali ancora non ben quantificabili. Ma, in fondo, ci sarà un motivo se si dice ancora che «chi trova un amico trova un tesoro?».

Fatevi un G.a.s

L’ultimo nato è quello di Vittoria, in provincia di Ragusa. Il mio amico Tano Miceli aveva letto su Città Nuova l’esperienza del G.a.s. (Gruppo di acquisto solidale) di Mondovì e aveva deciso di fondarne uno anche lui. E così ha fatto. La scorsa settimana è stato costituito il G.a.s. “Baraka” con una quindicina di persone e la presenza di giovani molto motivati.

Auguri da tutti noi!

Nel post precedente abbiamo riproposto la storia di Paolo Rovea di Mondovì

Caro carburanti

Aumentano senza sosta i prezzi dei carburanti. Nella consueta rivelazione del quotidiano Energia la media nazionale della benzina va dall'1,507 di al litro praticato dagli impianti Esso all'1,515 dei Tamoil. Per il diesel si passa dall'1,394 euro al litro riscontrato nelle stazioni di servizio Esso all'1,404 rilevato negli impianti Tamoil. Il Gpl, infine, si posiziona tra lo 0,788 euro al litro registrato nei punti vendita Eni allo 0,797 euro al litro degli impianti Tamoil. Certamente influirà l'aumento dei prezzi del petrolio a barile e la crisi nei Paesi arabi, ma sappiamo che in realtà l’oscillazione del prezzo dei carburanti è influenzato poco dall’andamento dei prezzi del petrolio, perché in realtà i costi fissi di produzione e le tasse sono sempre stabili e incidono maggiormente sul prezzo totale. Come può il singolo cittadino reagire e cercare di risparmiare su una spesa che incide molto sul bilancio familiare? Certamente utilizzando tutte le forme di mobilità alternativa e sostenibile che abbiamo più volte citato: dai mezzi pubblici al car-sharing, ma anche utilizzando le cosiddette “pompe bianche”. Chi le conosce, non può più farne a meno. Sono i distributori di carburanti non griffati che, cioè, non appartengono alle grandi catene delle sette sorelle del petrolio e praticano prezzi più bassi. Le loro insegne non sono colorate e variopinte, ma sono, appunto, bianche. Sono distributori indipendenti e si può risparmiare fino all’8 per cento sui prezzi di mercato, e fino a 5 euro per ogni pieno. La benzina non è “cinese” e di bassa qualità ma proviene esattamente dalle stesse raffinerie a cui si riforniscono i grandi distributori. Le pompe bianche appartengono a benzinai indipendenti che possono praticare prezzi più bassi perché hanno meno spese per il trasporto, e non ne hanno per la pubblicità, per concorsi, bollini e premi, i cui costi, è bene saperlo, ricadono sempre sul consumatore, mai sul gestore che spalma le azioni di marketing sul prezzo del prodotto. Sul sito della Codacons, nella homepage, sotto la voce “Economia e finanza” è possibile scaricare l’elenco completo dei distributori indipendenti di 20 regioni italiane. Non sono molti, circa 320 in tutta Italia, ma con una media di due pieni al mese si risparmia fino a 100 euro l’anno. È una buona piccola notizia in tempi di crisi. Se vi rifornirete di carburante in una di queste pompe bianche fateci sapere i prezzi effetivamente praticati.

lunedì 14 febbraio 2011

Coloranti da evitare

La signora Erica di Udine ha letto l’articolo Merendine fai da te su Città Nuova e ci ha segnalato uno studio sui coloranti fatto dall’Università di Southampton sugli effetti sul comportamento infantile di alcuni coloranti alimentari e di un conservante. I 6 coloranti sono: E102, E104, E110, E122, E 124, E 129 e il conservante è il benzoato di sodio che causerebbero iperattività nei bambini con sindrome da deficit di attenzione e iperattività. I coloranti sotto accusa sono tra i più diffusi proprio negli alimenti per bambini: bevande analcoliche, merendine, dolci. La sindrome di iperattività (Adhd) si cura con gli psicofarmaci. L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che ha sede a Parma, ha esaminato lo studio dell’Università di Southampton ed è giunta alla conclusione che questo studio fornisce prove limitate che le miscele di additivi testate abbiano un effetto anche minimo sull’attività e l’attenzione di alcuni bambini. Intanto, in attesa di ulteriori approfondimenti, l’Efsa ha ritenuto opportuno ridurre la dose giornaliera ammissibile per 3 dei 6 coloranti della lista di Southampton: il giallo crinolina (E104), il giallo arancio (E110) e il rosso cocciniglia (E124). Inoltre dal 20 luglio scorso deve comparire sull’etichetta di bevande, caramelle, merendine la scritta: «Può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini». Insomma, della serie se li conosci li eviti.

Merendine fai da te

Circola su Internet, via mail e via fax una lista di additivi tossici usati in alimenti di largo consumo attribuiti erroneamente al ben più serio Centro anti-tumori di Aviano (Pn). Nella lista, si spiega come l’additivo E330 sarebbe il più pericoloso in quanto è il famigerato glutammato monosodico. Con un breve clik su Google si scopre, però, che l’E330 è l’innocuo acido citrico che non ha nessun effetto collaterale. Si tratterebbe, insomma, di un’antica bufala che ancora ingenui amici fanno circolare sul web. Esiste, però, un fondo di verità. Tutti gli additivi chimici sono presenti in piccole quantità in tutti gli alimenti che mangiamo e con cui nutriamo i nostri bambini. Basta leggere con attenzione gli ingredienti per riuscire ad identificarli anche se, ingeriti in piccole quantità, non hanno conseguenze letali sull’organismo. Lo stesso glutammato monosodico, il cui codice, in realtà, è l’E621, è presente in moltissimi cibi, perché dà loro più gusto, sarebbe nocivo per la salute poiché si sospetta causi malattie degenerative, cardiovascolari, disturbi del comportamento, diabete, glaucoma e sovrappeso. È anche difficile da individuare perchè potrebbe non essere segnalato in modo chiaro come glutammato monosodico o con la sigla E621, ma con altri nomi apparentemente più innocenti, come ad esempio “idrolizzato proteico”, “proteine vegetali”, “isolato proteico di soia”, “proteina concentrata di soia”, “aromi naturali”, “enzimi”, “autolisato di estratto di lievito” e “lievito”. E siccome, in ogni caso conviene liberarci da tutti gli additivi possibili per inaugurare una nuova stagione di cibi più salutari. Cominciamo dai nostri bambini e da ciò che più usano, come per esempio, le merendine. Mia moglie, anche se super impegnata col lavoro, ha cominciato dai deliziosi muffin con gocce di cioccolato. Basta un po’ di farina, lievito naturale, uova, zucchero, latte, vanillina, sale, buccia di limone grattugiata, cioccolato e in 20 minuti sono pronti con una cottura in un forno a 200 gradi. A scuola dei miei figli sono andate letteralmente a ruba. Nello zaino ne mettiamo sempre qualcuna in più.

venerdì 4 febbraio 2011

L'osmosi inversa



Telemarketing, vendita porta a porta, pubblicità martellante. Sembra sia arrivato il tempo dell’osmosi inversa. È un sistema di filtraggio che consente di purificare l’acqua, attraverso una membrana, e di renderla più sana per l’uso alimentare. In commercio esistono ormai molte ditte che installano a domicilio un piccolo apparecchio sotto il lavandino che elimina dall’acqua potabile del rubinetto i sali e i metalli. Ho fatto fare una prova a casa mia e il valore della conducibilità elettrica dell’acqua del sindaco è effettivamente passato da 500 a 30. Rispetto all’acqua minerale comprata in bottiglia si può usare anche per cucinare, perché i cibi assorbono quanto contenuto nell’acqua, e per lavare gli alimenti, frutta e verdura. Quali sono le controindicazioni? Il costo. Non meno di 2 mila euro, si arriva fino a 3 mila con dieci anni di manutenzione compresa. I detrattori dell’osmosi inversa, inoltre, sottolineano che è sì un’acqua più pura, ma non conterrebbe più quasi nessun sale minerale di cui il nostro organismo ha bisogno. La questione è però lunga, complessa e, scientificamente, non risolta. Per cui anche noi la tralasciamo. Dal punto di vista della vita sobria bisogna farsi due conti. Se usate normalmente l’acqua minerale, sicuramente sapete che la media nazionale si aggira sui 195 litri pro capite per anno. Una famiglia con 4 persone al costo di 0,30 euro al litro spenderebbe in un anno circa 234 euro. Per ammortizzare un costo di 3 mila euro ci vogliono quasi 13 anni e 10 mila litri d’acqua. Un po’ troppo anche se sono esclusi dal conteggio i costi dell’acqua potabile perché sono difficilmente quantificabili i litri usati per cucinare e lavare i cibi. Inoltre una cosa è certa, l’acqua potabile del rubinetto contiene mediamente molti più sali e metalli dell’acqua filtrata dall’erogatore ed anche di certe acque minerali, ma resta potabile e periodicamente controllata. L’acqua di casa mia non è eccezionale di sapore, c’è molto cloro e ci sono abbastanza metalli dispersi, ma il costo dell’erogatore è ancora molto elevato. Soprattutto per i bambini ho accettato questo compromesso: compriamo una buona acqua minerale a prezzi contenuti con un ottimo effetto depurativo. E usiamo l’acqua del sindaco per cucinare e lavare i cibi.