venerdì 23 dicembre 2011

Un albero riciclato

L'albero che vedete è stato realizzato a Kaunas, in Lituania, utilizzando 40 mila bottiglie di plastica riciclate. L'effetto è ottimo, non si inquina, e non si usa un vero albero. Il merito è di Jolanda Smidtienė, un originale artista, che da tre anni si occupa degli addobbi della città e che è riuscita, con un pizzico di ingegno, a sopperire alla crisi economica. L'albero raggiunge i 15 metri di altezza ed è illuminato di verde per restituire le sembianze di un vero abete. Si è trovata così la quadratura del cerchio per far tutti contenti: i cittadini, le casse comunali e la natura.
Buon Natale!

giovedì 15 dicembre 2011

Eco Bazar

Si apre il 16 dicembre la seconda edizione dell’Eco Bazar, il mercatino dedicato al riuso e al riciclo che ospita artisti ed artigiani operanti a Cagliari e nel resto della Sardegna. Per gli artisti, una vetrina per l’esposizione e la diffusione delle proprie creazioni, per il pubblico un’occasione per accostarsi al mondo del riciclo creativo e per acquistare creazioni originali realizzate con le tecniche del riuso, per un Natale sostenibile e all’insegna dell’originalità. Il Bazar sarà aperto dal 16 al 23 dicembre, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00, con un unico giorno di chiusura il lunedì 19 dicembre.

lunedì 12 dicembre 2011

Una scuola ad idrogeno

A Castelnuovo del Garda, comune non nuovo a innovative iniziative, viene inaugurata la prima scuola alimentata ad idrogeno.

Un cogeneratore a celle a combustibile Sidera 30, realizzato da ICI Caldaie, produce energia elettrica e termica utilizzando come combustibile idrogeno derivato da metano ed è il primo del suo genere ad essere installato in un polo scolastico in Italia, e quasi certamente nel mondo.

Il sistema è in grado di produrre una potenza di 30 kW elettrici e 45 kW termici con la stessa quantità di metano consumata da una caldaia di buona qualità da 50 kW termici, ha emissioni inquinanti pressoché nulle ed utilizza gas naturale dalla rete di distribuzione.

«L’impianto, frutto di una tecnologia innovativa, rientra in una serie di progetti finalizzati al contenimento della spesa energetica, alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della salute dei cittadini – spiega il sindaco, Maurizio Bernardi –. L’appuntamento con le inaugurazioni offrirà anche l’occasione per presentare le politiche ambientali ed energetiche del Comune e gli scenari futuri».

La centrale a biomassa, realizzata in collaborazione con Etatech, sfrutta invece il cippato proveniente come scarto di produzione da una segheria del territorio. Il risultato è un impianto di mini teleriscaldamento a servizio del polo scolastico, del centro sociale e del nuovo parco sportivo della frazione di Cavalcaselle. Attualmente ha una caldaia di potenzialità pari a 650 kW termici, ma l’edificio che la ospita è stato progettato per accoglierne due di potenzialità complessiva pari a 1300 kW.

Sidera 30 e centrale a biomassa sono stati acquisiti con il contributo della Regione Veneto.

Infine, i due impianti fotovoltaici realizzati da Bayer-Raach, con una potenza di 630kWp per Castelnuovo e di 999kWp per Sandrà, assicurano una produzione annua di oltre 1.800.000 kWh ed un risparmio di oltre di 1300 tonnellate di CO2 che non verranno immesse nell’atmosfera.

Come precisa l’assessore ai Lavori pubblici, Massimo Loda «Non va dimenticato che i progetti di produzione di energia da fonti rinnovabili permetteranno al Comune di avere maggiore autonomia economica, che consentirà di garantire una migliore qualità dei servizi al cittadino».

«Questi progetti sottolineano l’attenzione del Comune all’aspetto ambientale – osserva il consigliere delegato all’Ecologia, Ambiente e Agricoltura, Roberto Oliosi – e proprio in quest’ottica l’Amministrazione comunale ha deciso di intraprendere il percorso per una gestione sistematica e pianificata: la Certificazione Ambientale Emas».

mercoledì 7 dicembre 2011

Pane olio e sale

Cucinare: un gesto di cultura, lode, amore e ricordo

Lo diceva Virginia Woolf: «Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene». Mi metto una mano sulla coscienza, scrivendo questo articolo che vuole essere un inno alla cucina. Perché il privilegio di godere della cucina, come di tante altre piacevolezze, è precluso a molti.

Un miliardo di persone al mondo soffre la fame e anche nei Paesi occidentali negli ultimi anni sono aumentate drasticamente le persone denutrite. Ma cantare le glorie della cucina non significa esaltare l’abbondanza smisurata delle portate, l’ingordigia sfrenata, l’estrema raffinatezza o le costosissime prelibatezze. Tanti dei piatti più gustosi sono nati arrangiandosi in periodi di povertà e di restrizioni.

La cucina ebraica, ad esempio, ha saputo creare cibi eccellenti nonostante le rigide regole alimentari e il divieto di cucinare di sabato. Inoltre non ci vuole nulla a dare anche al desco più modesto un aspetto di elegante gaiezza.

A volte, per creare il miracolo d’una tavola accogliente è sufficiente una tovaglia col bordo colorato, un cestino col pane appoggiato su un bel tovagliolo, l’armonia del pur modesto vasellame. Anche semplici ravanelli e prosaici cetrioli, affettati curando l’armonia delle forme e dei colori, possono competere con un piatto di ostriche. Esaltare la cucina non significa quindi inneggiare alla golosità, ma cantare le glorie d’un gesto umano che è cultura, lode, amore e ricordo.

La cucina è cultura perché tramanda tradizioni. Le ricette, anche le meno ambiziose della cosiddetta cucina povera, costituiscono un inestimabile patrimonio culturale per ogni Paese: s’inerpicano in percorsi storici che riportano alle origini, agli antenati, alla propria terra, alle proprie coltivazioni, ai propri singolari modi di cacciare e pescare.

In un libro incantevole, Un filo d’olio (Sellerio), Simonetta Agnello Hornby ripercorre, attraverso le ricette di nonna Maria annotate in un quadernetto, uno spaccato di vita siciliana. Esempio di cucina che si fa cultura.

Cucinare è anche un gesto di lode. Lode alla creazione. Abbinare con sapienza i prodotti della terra, dosare il fuoco su carni d’animali e pesci, è rispondere alla benedizione del creatore a Noè: «Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe».

Poi ancora: cucinare è un gesto d’amore, perché quando si cucina si è ben coscienti di preparare qualcosa che delizierà fisico e spirito di persone che si amano. L’attenzione alla ricetta, alla preparazione degli ingredienti, alle proporzioni, il misurato ma indispensabile sfogo alla creatività, la cura nella presentazione: è tutto amore che s’immette tra pentole e mestoli e che trionfa sulla tavola.

Il locale della cucina diventa così l’anima della casa. È a tavola infatti che spesso si rafforzano i legami. È mentre si cucina che ci si unisce in intime confidenze. Ricordo i momenti preziosi passati tra i fornelli con mia mamma. Le interminabili chiacchierate mentre lei arrotolava gnocchi, tagliava melanzane o impanava fiori di zucchine.

Una volta friggeva frittelle di mele e senza guardare le posava di fianco a sé su un piatto: mentre l’ascoltavo rapito, io mangiavo una dopo l’altra quelle squisitezze ancora calde. Poi s’è voltata, e non ce n’era più neanche una. Non è finita bene quella volta, ma in cucina ci sta anche quello. Di quel fatto a casa nostra ne abbiamo poi riso parecchio.

Infine, cucinare è un gesto che genera e suscita ricordi. I gusti più semplici, assaporati nell’infanzia, sono quelli che rimangono impressi nella memoria. Per tutta la vita ricerchiamo i gusti della cucina della mamma e della nonna. Nel delicato cartone animato Ratatouille, il temibile critico gastronomico s’intenerisce di fronte a un piatto che gli ricorda la cucina della nonna.

Il mio ricordo è una fetta di pane su cui si versava corposo olio d’oliva e si spargeva un po’ di sale. Me lo preparava Nino, un amico a cui i genitori m’avevano affidato per una settimana mentre erano via. Nino abitava in una comunità dei Focolari. Da allora quel ricordo squisito, poetico – pane olio e sale – è legato in me all’altrettanto indimenticabile ricordo dei giorni passati in quel luogo speciale. Ma ognuno avrà il proprio, di ricordo. Quel gusto, quel cibo indimenticabile che racchiude in sé, come in uno scrigno, la dolcezza dell’infanzia.

Michele Genisio

Vado a gas

Interconnessione, interazione, collaborazione. Per questi motivi è nata la rubrica di “Vita sobria”. Un nostro lettore, Bartolomeo, di cui troverete sotto per esteso l e sue mail ci suggerisce di parlare dell’alimentazione al metano per gli autoveicoli.

In tempi di crisi, di prezzi di carburante alle stelle, perché, propone Bartolomeo, non passare al metano che presenta indubbi vantaggi e pochi svantaggi? Il vantaggio più evidente è il risparmio sul costo del carburante: approssimativamente il 60 per cento rispetto alla benzina, il 40 rispetto al gasolio e il 30 rispetto al Gpl. «Il metano – scrive Bartolomeo – è abbondante e non è derivato dal petrolio come la benzina, il gasolio e il Gpl».

La riduzione del bollo auto per le autovetture monovalenti (alimentate solo a metano e con un piccolo serbatoio a benzina) va da un minimo del 75 per cento fino all’esenzione totale, e per sempre, in alcune regioni italiane, come il Piemonte. Inoltre, le auto a metano hanno minori emissioni inquinanti rispetto a tutti gli altri tipi di alimentazione e, per questo, possono circolare nei centri storici delle città anche in presenza di blocchi della circolazione.

Al contrario di quanto si pensi il metano, anche in casi di incidenti gravissimi, è meno rischioso, perché in caso di fuoriuscita non si disperde al suolo e ha una soglia di infiammabilità e una temperatura di autoaccensione a contatto con l’aria molto superiore alla benzina, al Gpl e al gasolio. E, infatti, le auto a metano non hanno nessun limite di circolazione, né nei parcheggi, né in navi o traghetti.

Tra gli svantaggi c’è l’affrontare il costo iniziale di un’autovettura più cara delle altre, o di far installare l’impianto su un’autovettura a benzina. I distributori, poi, sono ancora pochi, appena più di 800 in Italia e solo 26 nella rete autostradale. Le bombole, inoltre, sacrificano lo spazio nel baule e il loro maggior peso, che grava sull’asse, determina una maggiore sollecitazione e una maggiore usura nel tempo degli ammortizzatori. Le candele sono da controllare più spesso di una normale autovettura e le bombole vanno revisionate dopo quattro anni, anche se l’alimentazione a metano permette di allungare gli intervalli di manutenzione ordinaria perché mantiene puliti più a lungo olio e filtri.

Per ogni approfondimento si può visitare il sito www.metanoauto.com.

Vado a metano 2


Ho scritto sperando di segnalare una cosa utile. Aggiungo che la preoccupazione maggiore che ho avuto nell'acquisto di un'auto a metano è che fosse sicura e non causasse danni ad altri. Dico questo perché le bombole sono a 200 atmosfere, una pressione molto elevata ma che si può gestire con dei controlli adeguati. Sono tranquillo perché ci sono decine di migliaia di nuove immatricolazioni ogni anno. Purtroppo non ci sono più gli incentivi che c'erano quando ho acquistato l'auto e questo rappresenta uno degli svantaggi perchè l'auto a metano costa un paio di migliaia di euro in più rispetto all'equivalente in benzina.

Bartolomeo

lunedì 5 dicembre 2011

Vado a metano

Ho letto un articolo di qualche settimana fa relativo a come risparmiare durante la crisi. Per il carburante per l'auto si suggeriva di andare sui siti che indicano il distributore più conveniente.

Segnalo che da qualche anno è possibile acquistare autovetture che usano il metano come carburante.

Il metano è abbondante e non è derivato dal petrolio, come benzina, gasolio e gpl. Inoltre è pulito e si può circolare anche con blocco del traffico o in ZTL. Il prezzo è molto basso e inoltre in alcune regioni non si paga il bollo, avete capito bene zero bollo per sempre. L'auto nuova a metano costa costa circa 2000 euro in più dello stesso modello benzina, ma si può anche installare un impianto su un modello a benzina.

Lo svantaggio è che i distributori sono ancora pochi e nelle città, ma se si rimane senza si può sempre andare a benzina. Si può anche installare una pompa casalinga e rifornirsi di notte, avete capito bene, una pompa di carburante casalinga, ma la pompa costa circa due mila euro e non conviene tanto se si ha una sola macchina a metano.

Lo svantaggio è che ci sono bombole molto grandi in quanto il metano è in pressione a 200 atmosfere e il baule delle auto piccole è un po sacrificato. Inoltre dopo i primi 4 anni occorre visionare le bombole

Per quanto riguarda la sicurezza il metano è un gas, quindi in caso di incidente potrebbe fuoriuscire a forte pressione, ma poi non rimarrebbe in loco essendo più leggero dell'aria ed infatti le auto a metano non hanno limitazioni per i parcheggi sotterranei, contrariamente al Gpl.

C'è una marea di informazioni in questo sito.

http://www.metanoauto.com

Spero di essere stato utile.


Bartolomeo