PARIGI: PAGATI PER ANDARE IN BICI
A Londra il car‒sharing è fallito. A Parigi provano con le
biciclette. Se si lascia a casa l’automobile, il ministero dei trasporti francesi
pagherà 25 centesimi al chilometro sul percorso casa-lavoro. Sono stati stanziati
110 milioni di euro e il saldo costi-benefici sarà sicuramente in attivo per la
salute e per l’ambiente. Non è la sola misura presa ma un vero e piano globale
in 25 punti che prevede la possibilità di svolta a destra per i ciclisti in
caso di semaforo rosso come già in vigore in Olanda e Belgio. In Usa è
possibile anche, in alcune città, per le automobili. Altri punti: la
realizzazione di parcheggi sicuri per le bici, data la facilità con cui
spariscono, la possibilità di procedere non solo a destra della carreggiata, le
aziende che aderiranno al programma di rimborso al chilometro per i ciclisti
potranno contare su un alleggerimento delle tasse da versare, ecc…
DOPO LA LAZIO, LA ROMA
Sfida stracittadina nel car sharing. Dopo le macchine in
affitto biancocelesti, arrivano quelle giallorosse. Negli ultimi mesi si sono
notate tante macchine Smart “laziali” del colosso tedesco Car2go con le scritte
in romano “ma ‘ndovai”, cioè “dove vai”. Ora, per iniziativa di Eni, Trenitalia
e Fiat parte il progetto Enjoy con seicento Fiat 500 gialle e rosse che
sfideranno le concorrenti. Essendo a quattro posti, contro i due delle Smart,
il segmento interessato è quello delle famiglie che potranno prendere e
lasciare la macchina dove vogliono all’interno dell’area di servizio di Roma
che è di circa 100 chilometri quadrati. Visto il successo del car sharing, si
semplificano sempre di più le regole per poter affittare una macchina: le
vetture possono essere prenotate tramite una App gratuita per smartphone. Non c’è
bisogno di tessere ma basta registrarsi on line. Il costo del servizio è di 25
centesimi al chilometro per i primi 50 km. In modalità “sosta”, cioè quando si
lascia la macchina in un parcheggio per poi riprenderla, il costo scende a 10
centesimi al minuto.
PRIMO: NON SPRECARE
Ogni anno nella spazzatura, solo in Italia, finiscono 12,3
miliardi di euro. Sono un danno etico, economico, ambientale. È una mentalità
diffusa che, per fortuna, in tempi di crisi, sta scemando. Ma il vero problema
è la mentalità culturale sottesa, un senso di pigrizia che non accende la
fantasia del sano riuso, l’obesità consumistica in cui siamo cresciuti. Secondo
un sondaggio di Waste Watcher solo 4 italiani su dieci ne sono consapevoli. Il
ministero dell’Ambiente ha sviluppato un piano nazionale di prevenzione dello
spreco alimentare chiamato “Pinpas”. Prevede l’educazione alimentare nelle
scuole come materia obbligatoria, regole più semplici per le donazioni di cibo
invenduto, sconti delle tasse sui rifiuti per chi dona. In Italia circa 1
miliardo di cibo in alimenti viene recuperato grazie a iniziative come il Banco
alimentare e Last minute market. In casa vale sempre la regola della nonna e un
po’ di buon senso: cucinare quanto effettivamente serve, controllare le scadenze
dei cibi, la frutta e le verdure prima che vadano a male, riusare il cibo con
ricette fantasiose, e controllare il sito del Wwf. www.insiemecontroglisprechi.it
DICE IL CENSIS
Nel 47esimo Rapporto sulla situazione sociale del paese il
Censis ci dice che si sta affinando il senso critico dei consumi e la sobrietà
diventa una necessità per le famiglie che hanno subito una forte riduzione del
debito. Il 48 per cento degli italiani ha mutato le proprie abitudini
alimentari cercando di risparmiare. Il 63 per cento prepara un elenco della
spesa dettagliato. Il 63,4 per cento scegli gli alimenti tenendo conto del
prezzo più basso. Il 76 per cento cerca le promozioni rispetto al 43 per cento
della media europea. Si mangia meno carne, quasi il 30 per cento, meno pesce,
il 23 per cento, meno verdura nella misura del 10 per cento. Tenui segnali di
ripresa si hanno nella creazione del risparmio che è cresciuto del 9,4 per
cento e nei depositi bancari, più 4,6 per cento.
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