lunedì 31 gennaio 2011

Il dilemma dell'acqua minerale


Acqua minerale o acqua del sindaco? È un bel dilemma, complesso e di non facile soluzione. Investe la salute, il portafoglio, lo spreco di risorse. Non esiste una soluzione univoca. Per verificare la bontà di un’acqua minerale, controllate su Internet la tabella di Vincent, un idrologo francese che, tra l’altro, mette in correlazione la quantità di sostanze disciolte nell’acqua, la conducibilità elettrica che leggiamo nelle etichette delle acque minerali e gli effetti sull’organismo. Più bassa è la conducibilità più basso è il contenuto di sali e metalli disciolti nell’acqua che bene non fanno mai.

Tra le migliori acque minerali secondo questo criterio sarebbero, ne citiamo in ordine le prime dieci: Lauretana, Plose, Amorosa, Alpi Cozie, Surgiva, Norda, S. Bernardo, S. Anna, Mangiatorella e Geraci. E, comunque, tutte le acque minerali che hanno una conducibilità elettrica inferiore a 130 hanno un effetto depurativo ottimale. L’acqua potabile del mio rubinetto, a Roma, arriva a quota 500, vuol dire una più alta presenza di metalli.

Le controindicazioni nell’uso dell’acqua minerale sono, a parte il costo: la confezione in plastica, denominata Pet sulle bottiglie, e la data di imbottigliamento. Se un’acqua proveniente da una sor-gente dal Nord Italia deve fare 1500 chilometri per essere distribuita al Sud, si può verificare, per l’esposizione a fonti di calore e al sole, che la plastica rilasci delle sostanze che si sciolgono nell’acqua alterandone la purezza. Per non parlare dell’impatto ambientale della plastica, del consumo di carburante e della produzione di anidride carbonica. Comprate, insomma, se proprio dovete, quelle imbottigliate più vicine a voi o a chilometro zero. Meglio ancora se in bottiglie di vetro.

Inoltre, se notate bene, dalle etichette delle acque minerali è stata tolta la data di imbottigliamento ed è rimasta solo la data di scadenza; questo perché un consumatore avrebbe potuto preoccuparsi di una bottiglia di acqua minerale imbottigliata anche fino a due anni fa. Non sappiamo più quanto tempo è passato e come può essere cambiata, nel frattempo, la composizione dell’acqua.

Inoltre, anche usassimo l’acqua minerale per bere, resta aperta la questione dell’acqua usata per cucinare e per lavare i cibi. Esiste, infatti una pubblicità martellante, telemarketing, e vendita porta a porta di erogatori che propongono un sistema di filtraggio dell’acqua con il sistema dell’osmosi inversa. La scelta è, ora di fatto, tra l’acqua minerale, l’acqua del sindaco e gli erogatori. Quali scegliere? Ne riparleremo.

venerdì 28 gennaio 2011

Riciclare il pane. Mandate le vostre ricette.


È di pochi mesi fa la notizia che solo a Milano si buttano 180 quintali di pane al giorno. Ma basta pensare alle nostre case e verificare quanto pane e pizza sprechiamo anche noi. C’è chi mangia solo pane fresco, chi compra quantità superiori al consumo, chi non sa più riciclare il pane perché ha perso la memoria di antiche ricette. Se conoscete modi semplici, veloci, adatti ai nostri tempi mordi e fuggi, mandateci le vostre ricette.

Il Capodanno l’ho trascorso a casa di Ornella di Sparanise, in provincia di Caserta, che con timidezza, perché è un piatto povero, ci ha offerto, insieme ad innumerevoli ottime pietanze, del pane secco con le cime di rame. È andato a ruba. Buonissimo. Una ricetta semplice e deliziosa.

La ricetta di Ornella

Ornella, ex maestra ora in pensione, oggi ha 78 anni e così condivide la sua ricetta con noi. Si chiama panorra di rape. Si possono usare o le cime di rape o le rape intere.

Ingredienti per 4 persone:

300 gr di pane raffermo,

cime di rape ricavate da 1 Kg di rape,

olio d’oliva e sale quanto basta,

1 spicchio d’aglio

peperoncino piccante.

Procedimento:

Mondare e lavare le cime di rapa. Portare a bollore una pentola capiente con acqua salata. Lessate le cime di rape fino a cottura. Far soffriggere l’olio di oliva in padella con uno spicchio d’aglio, aggiungere sale, peperoncino piccante secondo i propri gusti, le cime di rape, il pane raffermo in tocchi non troppo piccoli e un po’ d’acqua di cottura delle cime di rape. Mescolate per circa 5 minuti, il tempo affinché il pane diventi morbido e impregnato del sapore delle cime di rape. Mescolate e servite nei piatti.

lunedì 17 gennaio 2011

Vivere con stile

Pubblichiamo un'intervista a cura di Francesca Barzi sul libro Con stile edito da Città Nuova pubblicata sul settimanele di Treviso La vita del popolo.

Aurelio Molè si definisce un malcapitato che si è trovato, come tanti, a fronteggiare circostanze che lo hanno messo nella condizione di dover modificare scelte e comportamenti di vita. Il frutto della sua esperienza è presentato nel libro “Con stile”, un titolo sintetico, ma che raccoglie tanti e profondi significati, così com’è il testo: piccolo e agile, ma carico di esperienze concrete su chi sta provando a vivere con stile anche nell’attuale congiuntura economica. In base alla sua esperienza Aurelio Molè invita a vivere con stile, cioè nella sobrietà, usando solo ciò che è veramente essenziale. Nel libro sono presentate esperienze di famiglie che si sono unite per affrontare la crisi; tra queste incontriamo la “Rete fagotto” che fa da tramite virtuale di scambi attraverso il dono di oggetti che non si usano più. Certo, questa iniziativa non è la panacea dei problemi, ma resta sorprendente per lo stile di vita che propone. Delle esperienze raccontate, è riportato il sito a cui fare riferimento. Un concetto alla base del libro è la consapevolezza di sé. Se non si sa come, dove e quando si spendono i nostri soldi, è impossibile fare una revisione consapevole delle nostre scelte di fondo. La nostra quotidianità può essere vissuta con lo stile dell’essenzialità che non è un meno, ma un valore aggiunto perché la sobrietà è, sì un lavoro di sottrazione, ma anche di continue scelte su ciò che è essenziale per una vita veramente umana. E con la crisi in corso possiamo tornare a comportamenti virtuosi e far di necessità virtù. Ma da dove ricominciare?

Lo chiediamo all’autore, Aurelio Molè.

«Ognuno fa quello che può e come può. L’importante è che si cominci da un dialogo in famiglia che evidenzi quali comportamenti di buone pratiche di sobrietà si possono adottare. La cucina è uno dei luoghi deputati. Quanti cibi compriamo che sono veramente utili? Siamo attenti alla scadenze e li utilizziamo in tempo? Verifichiamo se possiamo fare noi delle merendine fatte in casa, invece di comprarle. Sono più sane, più buone e costano meno. Anche le strade del riuso sono infinite. È meglio riparare una scarpa, rattoppare un vestito, riciclare il cibo nel frigo con fantasia, riutilizzare l’acqua di condensa dei condizionatori, regalare vestiti che non si usano più, liberarsi da oggetti inutili per uscire dal paradigma consumistico ed entrare nel paradosso della comunione con le cose, gli oggetti e le persone».

Lei presenta molte esperienze di chi ha affrontato e tentato di superare la crisi, ma hanno tutte un denominatore comune: l’unione delle forze e delle idee, il fatto cioè che le difficoltà si superano collaborando tra famiglie…

«La famiglia non è una monade isolata. L’unione fa la forza e spesso quello che manca a tante famiglie che entrano in crisi, non solo economica, è una rete di protezione che le sorregga nei momenti difficili. Esistono tante associazioni laiche e non, con cui confrontarsi per ogni aspetto della vita. Se visitate il sito del Forum della Famiglie ci sono più di 50 associazioni a cui potete rivolgervi».

Con il kit del bilancista ideato dal veneziano don Gianni Fazzini, le famiglie hanno registrato sensibili abbattimenti di spese, ma la cosa che colpisce ancora di più è l’incremento del 72% alla voce “divertimenti e cultura”. Che nesso c’è tra risparmio e cultura? Quando si risparmia è necessario risparmiare anche sulla cultura?

«Il problema è che si spendono tanti soldi per cose inutili. Quello che ci sembra essenziale, a volte, non è assolutamente necessario. Se avete la fortuna di andare in un Paese povero, neanche poverissimo, ve ne renderete conto di persona. Nel Messico il 90 per cento dei bambini è malnutrito. In Argentina una camicia in un negozio nel centro di Buenos Aires si può comprare solo a rate, con a garanzia una carta di credito. Se risparmiamo sui pranzi fuori casa, su un vestito in più, su un giocattolo in più, possiamo investire su ciò che alimenta la nostra anima, la personalità e la cultura. L’esperienza del kit del bilancista lo dimostra perché aumentano i soldi che si possono investire per comprare libri, andare al cinema, al teatro, visitare un museo, fare una gita, frequentare corsi di lingue straniere».

Per vivere “con stile” cosa non bisogna trascurare?

«Ciò che essenziale è invisibile agli occhi» – diceva il Piccolo Principe nel libro di Saint Exupéry. Nella nostra vita frenetica non si ha più il tempo e lo spazio per nutrire l’anima. Riscoprire una vita interiore con le preghiere in famiglia, la meditazione, crea uno stato d’animo che ci permette di guardare la realtà con più equilibrio, con più amore e di valutare meglio ciò che è essenziale per la nostra felicità da ciò che non lo è. E si possono creare spazi d’interiorità anche per chi non avesse una fede, con letture adeguate, dialogo con sé stessi, riflessioni personali per dilatare l’anima, imparare a pensare, avere senso critico, avere a cuore tutta l’umanità».





venerdì 14 gennaio 2011

L'arte del riciclo

Vorrei dare altri piccoli spunti che riguardano l’arte del riciclo in riferimento all’articolo sul riuso apparso su Città Nuova del 10 dicembre.
Per deodorare il frigorifero: i deodoranti in commercio si basano sulle capacità assorbenti del carbone. Si può quindi sostituirli tenendo in frigo un semplice pezzo di carbone di legna, avvolto nella carta velina (ricordatevi di cambiarlo periodicamente).
Per recuperare del burro un po’ irrancidito basta infilarci dentro una carota e lasciarlo lì per 3 o 4 ore . Da non buttare la carta che avvolge il burro: è ottima per imburrare le teglie.
Il pane raffermo lo si può rivitalizzare : lo si avvolge in carta stagnola e lo si pone in forno a 200 gradi per 5 - 10 minuti. Poi bisogna lasciarlo raffreddare prima di svolgerlo.
Per chi ha rose in giardino: non buttate via le bucce di banana, sotterratele piuttosto nei vasi delle rose per fornire loro vari e preziosi nutrimenti.

Erica (provincia di Udine)